Qualcuno ha capito perché abbiamo inventato l’agricoltura?
Nel dettaglio nessuno lo sa. Tuttavia, si pensa che il riscaldamento del pianeta e una crisi ecologica che comportò la scomparsa della megafauna, abbiano favorito popolazioni più stanziali, che già avevano osservato che sementi lasciate all’aperto potevano crescere e diventare quelle stesse piante che si andavano a cercare e raccogliere.
Comunque, il processo di transizione deve essere durato migliaia di anni. Anche se le tracce delle prime coltivazioni agricole risalgono a circa 12mila anni fa in Medioriente, il che non significa che quello fosse il momento e che in futuro non ne troveremo di più antiche. Comunque, in tempi diversi l’agricoltura è stata adottata anche in Asia e Sudamerica. Nel frattempo, a partire da circa 8-9mila anni fa in alcune regioni, quelle temperate, si cominciarono ad addomesticare animali (inizialmente pecore, capre e maiali), cosa che con il cane si faceva da circa 30mila anni. Insomma, si può immaginare che bande o tribù distribuite un po’ ovunque, in tempi diversi e anche per scambio culturale abbiano iniziato a diventare orticoltori, agricoltori e allevatori. Siccome nel mondo vivente il successo è sempre successo riproduttivo, in ultima istanza, quei primi agricoltori facevano più figli, la fertilità femminile aumentava grazie all’ecosistema socio-economico, e quindi le società si espandevano, sostituendo o inglobando i cacciatori-raccoglitori che credevano di migliorare le loro condizioni diventando agricoltori.
E’ stata una scelta o una specie di trappola?
Diversi antropologi pensano che i nostri antenati siano diventati agricoltori non per scelta, dato che la nuova condizione economico-sociale ebbe come conseguenza un peggioramento dell’alimentazione, un aumento dei rischi infettivi o tossici (dovuti agli animali domestici, ai roditori che rovistavano nei rifiuti e agli insetti vettori di patogeni che usavano l’acqua per riprodursi) e la perdita di quella parziale libertà individuale apprezzata dai componenti delle bande di cacciatori-raccoglitori. Le società collettiviste e totalitarie nascono con l’agricoltura perché erano funzionali a far lavorare le persone in modo continuo e non solo quando serviva per il cibo. E probabilmente i nuovi patogeni che cominciarono ad assediare le comunità agricole hanno reso per millenni preferibili le società chiuse, così come non è un caso che le società aperte siano un prodotto della diffusione della scienza e delle sue innovazioni.
A questo proposito ci sono prove delle diverse e peggiorative condizioni di vita?
L’esame delle ossa dimostra che i primi agricoltori diminuirono di altezza e avevano un’aspettativa di vita inferiore fino a 10 anni rispetto ai cacciatori-raccoglitori. Le donne in particolare, a causa della inadeguata alimentazione e del lavoro agricolo gravoso, soffrivano di norma di anemia non potendo ripristinare le perdite di emoglobina dovute a mestruazioni (che forse diventavano anche più frequenti se si pensa che l’amenorrea da allattamento poteva essere ridotta) e ai parti. Noi abbiamo un’idea curiosa di cosa sia naturale, ma di certo non possiamo dire che l’agricoltura fosse naturale. È stata una straordinaria innovazione tecnologico-culturale, che ci è però estranea dal punto di vista della nostra storia evolutiva.Il nostro metabolismo non è tarato naturalmente per alimentarsi in prevalenza di cereali, latte e derivati (parliamo di intolleranza al lattosio come se fosse un difetto, ma era la condizione metabolica naturale prima dell’agricoltura), prodotti della fermentazione alcoolica, carne di allevamento ricca di grassi omega-6, cibi raffinati, etc. Né le piante crescono naturalmente per diventare inadatte a crescere in natura. Infatti, fino a quando l’agricoltura non è diventata, grazie a tecnologia e scienza, efficiente sul piano produttivo, selezionando varietà con rese significative, rendendo i terreni più ricchi con fertilizzanti che favoriscono la crescita e meccanizzando la lavorazione dei terreni, le carestie erano la regola e le persone potevano essere sottonutrite o malnutrite anche nel mondo occidentale e in età moderna.Da un secolo almeno, l’agricoltura e le preparazioni industriali di cibo inondano il mondo di calorie sempre più a buon mercato e in un contesto di vita sedentaria e abbondanza la popolazione mondiale non solo è esplosa – da un miliardo all’alba della rivoluzione industriale a 8 miliardi oggi – ma si ammala anche e ovunque di disturbi metabolici/cardiovascolari e obesità. Del resto, la selezione naturale ha eliminato solo le vulnerabilità che si manifestavano di regola prima di 30/40 anni, mentre ci ha lasciato tutti i difetti genetici che per esempio favoriscono il cancro e non siamo protetti dai danni dell’infiammazione o dalle demenze in tarda età. Stiamo meglio perché in occidente le donne non muoiono di parto e i bambini di infezioni, abbiamo l’istruzione, i farmaci, gli ospedali, le 40 ore lavorative, le vacanze, etc., insomma ci aspettiamo di vivere fino a 80 anni e sempre più in salute con la medicina scientifica.
Fonte:https://www.ilpost.it/antoniopascale/2021/11/17/cosa-sappiamo-della-vita-prima-dellagricoltura/