Partiamo dai principi elementari. Perché uccidiamo gli insetti? E quali problemi ci sono?
Controllare le popolazioni naturali di insetti dannosi alle piante ha lo scopo primario di proteggere la produzione di alimenti, ma con il vincolo di rispettare quanto più possibile l’ambiente e tutte le forme di vita in esso presenti (sostenibilità ecologica), generando un reddito utile per l’imprenditore (sostenibilità economica). Tutte le combinazioni di strumenti di controllo che garantiscono lo sviluppo di strategie che rispettano questi vincoli sono quelle giuste e inevitabilmente cambiano con il tempo e l’avanzare delle conoscenze: ciò corrisponde al concetto di controllo integrato, formulato con chiarezza alla fine degli 50 dello scorso secolo, quando fu proposto per la prima volta negli USA, l’IntegratedPest Management (IPM).
Veniamo subito al punto, rispetto a 30-40 anni fa, l’entomologia è cambiata? Te lo chiedo perché nella percezione pubblica (e i media generalisti insistono su questo punto) sembra che esistano solo due tipi di agricoltura, una cattiva (dove ci sono gli insetti e i pesticidi) e una buona (dove non ci sono né insetti né pesticidi). Vorrei capire se in questi anni siete riusciti a trovare una sintesi tra le due posizioni.
La scienza e le tecnologie hanno fatto passi da giganti e chiaramente anche l’entomologia ha fatto altrettanto. Non c’è dubbio che grazie aiprogressi fatti negli ultimi 40 anni, si è passati da piani di lotta ampiamente basati sull’uso dei mezzi chimici a strategie d’intervento più mirate e sostenibili, che utilizzano in modo crescente mezzi biologici (antagonisti naturali), biotecnici, piante resistenti o tolleranti e, negli ultimi decenni, anche biotecnologie. In ogni caso, lo scopo è quello di essere quanto più selettivi possibile: colpire l’organismo dannoso, limitando al minimo, se non evitando completamente, i danni su tutti gli altri organismi non-bersaglio e sull’ambiente. Questo è un principio generale che mira a preservare quanto più è possibile la biodiversità e la maggiore stabilità degli agroecosistemi che da essa deriva. Vanno considerati gli enormi passi in avanti fatti nelle tecnologie digitali e ingegneristiche che, assieme al dilagante sviluppo dell’intelligenza artificiale, stanno spalancando le porte all’agricoltura di precisione e all’uso di modelli sempre più affidabili, che consentono attività di previsione, prevenzione, monitoraggio e intervento incredibilmente fini.
Ok, ma torniamo ancora al punto di cui sopra, perché è una domanda che si fanno in tanti: sono cambiati anche i pesticidi (agrofarmaci)?
I pesticidi, come tutte gli strumenti di difesa ad elevato contenuto tecnologico, sono andati incontro a una continua evoluzione, che ha consentito lo sviluppo di molecole sempre più specifiche ed efficaci, le cui dosi di utilizzo si sono sempre più ridotte. Nell’ultimo trentennio abbiamo assistito a una profonda metamorfosi del mercato degli agrofarmaci, accompagnata da un continuo miglioramento della gestione del rischio e della sicurezza, grazie a una normativa in materia sempre più stringente, sia a livello nazionale siaeuropeo. Ciononostante, i quantitativi assoluti di pesticidi utilizzati nel mondo sono ancora elevati e deve essere una priorità ridurli. Questo è lo sforzo maggiore che siamo chiamati a compiere per contenere sempre di più l’impatto ambientale dell’agricoltura.