Una volta si diceva, citando Giovenale, Mens sana in corpore sano. Oggi si dice One Health. Cos’è? Tradotto significa salute unica, un nuovo concetto che incorpora più menti e più corpi insieme, perché la salute, appunto è unica: alla salute delle piante corrisponde quella degli animali e, per sillogismo, quella degli uomini, e viceversa.
In fondo è un concetto antico, nel passato, quando la salute di alcune piante veniva meno, ne risentivamo anche noi. Le grandi carestie ce lo insegnano: quanti morti e quanti spostamenti di popoli dovuti alla malattia di una pianta. Allora ribadiamolo, One Health. Anche perché il suddetto proposito ormai è alla base di qualsiasi progetto innovativo internazionale che tratta ambiente e agroalimentare, perché è fondamentale incorporare sempre nel concetto di salute i due regni, animale e vegetale (anche se è non facile).
Ora, giusto per fare un po’ di storia, e solleticare la vanità nazionale, il primo a trattare il suddetto concetto è stato un italiano, un medico del Seicento, Giovanni Maria Lancisi, fisiologico, botanico.
E veniamo alle complicazioni odierne. Per reggere la produzione agricola e alimentare, a livello globale, tra le altre cose sono necessari 3 miliardi di kg di agrofarmaci all’anno. Un bel numero: cibo per tutti sì, evviva. Ma questo input è troppo pesante. Quasi un dilemma, siamo i primi a desiderare cibo non predato dagli insetti. Fateci caso, la frase che ha caratterizzato la mia infanzia “che schifo, c’è il verme!” è una di quelle che oggi non diciamo più. Merito della chimica. Però, ribadiamolo ancora una volta, con quei 3 miliardi di kg all’anno rischiamo di sbilanciare il sistema, già delicato di per sé.
Ci sono alternative? Sì, e sempre di più. Diciamo che queste alternative si basano proprio sulla consapevolezza One Health, che a sua volta ha portato avanti posizioni normative interessanti (e quella europea è sicuramente più avanzata di quella degli Stati Uniti). Oggi per poter proteggere le piante non si può usare solo la chimica, perché laddove è disponibile un’alternativa allora va utilizzata.
Si tratta dunque di esaminare le alternative e testarle, tenendo presente che l’ambiente non è un contenitore nel quale riponiamo tutto, ma un sistema dinamico, nel quale interagiscono molteplici specie. Tra l’altro – e questo aspetto costituirà la grande sfida – le comunità hanno un livello di complessità molto superiore a quelle dei singoli organismi. E dunque, una qualsiasi rottura di equilibrio, a cascata, genera problemi complessi che, come un effetto domino, possono interessare anche la nostra salute: la recente pandemia è un esempio lampante.
La salute delle piante è legata alla salute dell’uomo e l’uomo deve proteggere la salute dell’ambiente. Non possiamo frammentare il campo d’azione, va cercata l’integrazione armonica degli organismi, quindi One Health, tutti insieme, animali e vegetali. Certo, è una relazione complessa ma esiste, pensiamoci, e buona salute per tutti!