Una questione che confonde ancora molti: qual è la differenza tra clementine e mandaranci?
Clementine e mandaranci sono più o meno la stessa cosa. L’albero di Clementine è un incrocio tra arancio e mandarino e nasce in Algeria. Gli inglesi lo chiamano tangerine – e qui è opportuno un riferimento generazionale a un verso di Lucy in the Sky with diamonds, brano dei Beatles del 1967, che recita Picture yourself in a boat on a river / With tangerine trees and marmalade skies. E poi adesso i mandarini sono davvero di successo: perché sono monodose e perché ogni anno nascono e ne vengono diffusi di nuovi e si amplia il calendario di maturazione; insomma, i mandarini sono i grandi frutti del futuro e io sono molto fiero di questi miei discendenti.
Invece il Navel? E come mai il Tarocco non è mai diventato un brand?
Navel è un nome contemporaneo, in realtà. In Sicilia lo chiamano il brasiliano e infatti questo frutto arriva proprio dal Brasile, portato a Washington da alcuni missionari – non ricordo se in dono all’ambasciata o già all’USDA, il dipartimento di agricoltura degli Stati Uniti – e in un primo momento chiamato proprio per questo Washington Navel. È da lì che poi arriva in California, dove riscuote un enorme successo.
A ogni modo il Navel sta nell’ombelico, è questo secondo frutto chiuso nel frutto principale, un arancio fetifero che porta un feto al suo interno. E come mai non si riesca a vendere sui mercati nelle quantità e al prezzo giusto il Tarocco è uno dei grandi temi dell’agricoltura siciliana. Pensate alle mele altoatesine: un brand ben riconoscibile, qualità uniforme, vendita estremamente diffusa sul territorio; ecco, la configurazione aziendale dei tarocchi è simile, i due frutti si potrebbero davvero assomigliare, e invece no.
Che malattie hai? E come si possono sconfiggere?
Ne ho avute di tutti i tipi. Come succede spesso nelle monocolture, con il successo eccessivo arriva sempre qualcosa che disturba. Ho superato una fitoftora, il mal della gomma nell’800, cambiando portinnesto e quindi affidandomi all’arancia amara – non a quella dolce né a me stesso. Poi sono diventato limone e ho dovuto fare i conti col fungo del mal secco, che ha dimezzato la produzione siciliana e che ancora oggi non si sa bene come trattare. La grande preoccupazione degli ultimi anni, poi, è stato il Citrus Tristeza Virus, un virus che letteralmente intristisce gli alberi, soprattutto di arancio, e che si è diffuso in America e poi in Spagna fino ad arrivare in Italia. Anche in questo caso, sempre grazie alla ricerca, si è trovato il portinnesto resistente in un mio parente, il poncirus trifoliata.
(tratto dall’intervista impossibile agli agrumi, tenutasi al festival ColtivaTO, a cura di Antonio Pascale, grazie al professore Giuseppe Barbera per aver dato voce agli agrumi)