“Lasciate a scuola il vostro ragazzo: spesso l’urgenza dei lavori primaverili spinge le famiglie a tenere a casa da scuola i ragazzi per diversi mesi. Magari vi sembrerà una scelta necessaria ma non è corretta nei loro confronti. Privandoli dell’educazione venite a imporgli un handicap che li segnerà nel loro cammino. In quest’epoca, l’istruzione sta diventando sempre più essenziale per il successo e il prestigio in ogni strada della vita, compresa l’agricoltura. Usando un trattore a cherosene, un uomo può fare da solo più lavoro di quello che riuscirebbe a fare adoperando dei cavalli e avvalendosi dell’aiuto di un ragazzo laborioso. Se oggi investite nell’acquisto di un trattore e di un’attrezzatura per l’aratura e l’erpicatura, il vostro ragazzo potrà frequentare la scuola senza interruzione, e i lavori primaverili non risentiranno della sua assenza. Lasciate a scuola il vostro ragazzo e fate prendere il suo posto nei campi a un trattore: sono due investimenti di cui non dimenticherete mai”.
Quello che avete letto è il volantino pubblicitario di un trattore Case, data 1921. D’accordo, è pubblicità, tuttavia, per convincere i contadini ad acquistare un trattore, i venditori ponevano l’accento sull’importanza del capitale umano. Se la forza lavoro nelle campagne si riduce, aumenta la possibilità per i figli degli agricoltori di andare a scuola, anche in primavera, stagione dedicata ai lavori in campagna.
La rivoluzione industriale con i suoi pro e i suoi contro, si basa e trae forza dalla rivoluzione agricola, e questa, a sua volta, è iniziata dopo millenni di staticità, non appena sono arrivate tre innovazioni decisive, ammoniaca, genetica e appunto meccanizzazione.
Non è un mistero che mio nonno era analfabeta, quel poco che sapeva (ad esempio sapeva scrivere la sua firma) l’aveva appreso grazie al buon cuore del parroco del paese, che sapeva leggere e scrivere e insegnava i rudimenti ai contadini, e a leggeva volte le lettere dei paesani emigranti a quelli che invece erano rimasti.
Mio nonno si è sposato quando è arrivata la spandi letame, una macchina semplice, ma salvifica, grazie alla macchina non toccava quasi più il letame e le mani non puzzavano di stallatico: un’occasione per farsi avanti con le donne senza la vergogna che lo imbarazzava, perché lui faticava dint’a ‘a stalla.
Mio padre ha studiato invece perché è arrivato il trattore, e infatti quando gli ho fatto leggere questo volantino pubblicitario non ha pensato “è solo marketing”, ma ha rivisto una parte della sua storia.
La rivoluzione industriale si appoggia anche sulla rivoluzione agricola, comunque è pur vero che l’innovazione tecnologica nel corso della rivoluzione industriale ha portato a una graduale diminuzione della convenienza economica a sfruttare il lavoro infantile: basti pensare che le nuove macchine riducevano la produttività dei bambini perché automatizzavano appunto molte delle operazioni che gli stessi bambini erano costretti a compiere: ci ricordiamo di Addie Card, bambina vestita di stracci, in un cotonificio. Lewis Hine il fotografo che ne ritrasse l’espressione iconica non fu il solo, in quel periodo molte di queste immagini furono pubblicate.
Però contrariamente a quanto si crede, lo sfruttamento infantile non fu una invenzione o una prerogativa della rivoluzione industriale, esisteva già nelle campagne, e molte delle storie dei nostri nonni contadini, vere fino all’altro ieri, ce lo ricordano.
La prima legge che pose dei limiti al lavoro infantile fu il Factory Act, Gran Bretagna, 1883 (metteva al bando l’impiego dei bambini di meno di nove anni), poi, nei decenni successivi, la Gran Bretagna introdusse altre leggi che oltre a mettere limiti all’età dei bambini, costringevano anche i proprietari delle fabbriche a pagare per l’istruzione degli operai più giovani.
Oggi, mentre siamo tutti più o meno concentrati a capire oggi cosa fare col lavoro che manca, non è soddisfacente, spesso è sfibrante e alienante, possiamo, nel frattempo che i nostri ragionamenti sul da farsi prendano corpo e sostanza, focalizzare la nostra attenzione sull’innovazione in agricoltura.
È il settore primario no, hai visto mai che innovando, sperimentando, testando nuovi strumenti, si dona nuova linfa anche agli altri settori?
(Volantino tratto da Il viaggio dell’umanità, Oded Galor, Rizzoli)