Per capire cosa potrebbe succedere alla pianta qualora si verificassero determinate condizioni (se aumenta la CO2, se aumenta la temperatura? Ecc.) e dunque, una volta misurati i risultati, avviare in anticipo sui tempi un programma di miglioramento genetico, si ricorre a degli studi di simulazioni oppure a degli stress test, un po’ simili a quelli che vediamo in molti format televisivi dove i concorrenti devono affrontare una prova in poco tempo e sotto pressione.
Di recente sono stati pubblicati diversi studi dove si simulano gli effetti del cambiamento climatico sulle piante che, come è noto, può minacciare la sicurezza alimentare.
Giusto a mo’ di esempio, per grano, riso, soia e mais, gli impatti peggiori sono previsti nelle zone tropicali e subtropicali, dove si prevede un impatto negativo sulla produzione, e la temperatura locale aumenterà di 2 °C o più al di sopra dei livelli della fine del XX secolo.
Ma non solo, il cambiamento climatico può intensificare la presenza dei parassiti delle piante.
Pensate alla locusta del deserto (Africa, Asia occidentale e meridionale e occasionalmente Europa sud-occidentale). L’insetto sciama e si nutre voracemente di colture chiave come il mais e sorgo, pascoli e qualsiasi vegetazione verde, colpendo così in modo significativo i piccoli agricoltori e pastori: sono oltre 65 paesi a esserne minacciati. Tuttavia, oltre alla locusta del deserto, c’è anche la meno nota Locusta gregaria (S. gregaria subsp. Flaviventris), che ora occupa un’area limitata nell’Africa meridionale, ma che potrebbe diventare più pericolosa a seguito degli aumenti di temperatura: non è la prima volta che epidemie di locuste del deserto sono state registrate nel corso di molti secoli, e del resto l’aumento della temperatura e delle precipitazioni sulle aree desertiche e i forti venti associati con i cicloni tropicali, forniscono un nuovo ambiente favorevole alla riproduzione, allo sviluppo, e migrazione.
Capite bene sia perché il cambiamento climatico potrebbe avere un impatto sulle migrazioni delle future rotte delle locuste del deserto, sia perché si dovrebbe studiare la possibilità che queste sottospecie costituiscano una minaccia in futuro, conoscere significa prevedere e dunque proteggersi.
.Insomma, bisogna studiare le piante e il complesso ecosistema naturale in cui sono immerse per capire cosa cambia (in meglio, ma spesso in peggio) se si modificano alcuni parametri. Simulazione non facile perché, se gli effetti dei cambiamenti climatici sono probabilmente più facili da prevedere soprattutto per quelle specie di parassiti che sono principalmente influenzati dalla temperatura, più difficile conoscere l’aumento o la diminuzione di quei parassiti la cui riproduzione e dispersione, sono fortemente legati alla disponibilità di acqua, al vento e alla gestione delle colture.
Di recente una review intitolata Cambiamenti climatici e percorsi utilizzati dai parassiti come sfide. La salute delle piante in agricoltura e silvicoltura, di Maria Lodovica Gullino, Massimo Pugliese e altri, riesaminando svariati studi ha messo in evidenza, sottolineandolo a dovere, che il rischio di parassiti aumenterà negli ecosistemi agricoli.
Soprattutto nelle regioni artiche, boreali, temperate e subtropicali oggi più fresche: tutti i climi saranno colpiti, ma che la natura e l’entità dell’impatto varieranno con la capacità di produzione dei sistemi ed ecosistemi naturali
Ciò vale soprattutto anche per gli agenti patogeni e gli insetti nocivi nella silvicoltura. A questo si aggiungono gli impatti del commercio globale e i percorsi di invasione che possono interagire con il cambiamento climatico in molti e spesso complessi modi.
Capire in anticipo queste interazioni tra piante, ambiente e parassiti quantomeno provare a simularli, può guidarci per tempo a scegliere utili ed efficaci misure di mitigazione e adattamento.
La review si conclude con un appello alla prevenzione. Prevenzione significa ricerca, senza ricerca e senza fondi, si fa poco, a parte parlare inutilmente dell’importanza dell’innovazione.
Tratto da “Climate Change and Pathways Used by Pests as Challenges to Plant Health” in Agriculture and Forestry di Maria Lodovica Gullino, Ramon Albajes, Ibrahim Al-Jboory, Francislene Angelotti, Subrata Chakraborty, Karen A. Garrett, Brett Phillip Hurley, Peter Juroszek, Ralf Lopian, Khaled Makkouk, Xubin Pan, Massimo Pugliese, Tannecia Stephenson.