Dopo una poderosa mole di studi, la XIII Commissione Agricoltura della Camera ha stilato in data 14 luglio 2021 un documento riassuntivo sul caso Xylella Fastidiosa. Conclusioni? Non c’è spazio per l’ottimismo.
Prima di tutto: secondo quanto ha rilevato la Commissione Agricoltura è ormai certo che la causa del disseccamento degli ulivi in Puglia è stata dovuta al diffondersi del batterio della Xylella Fastidiosa, trasportato da alcuni vettori, tra i quali il più noto è la Philaenusspumarius L., nel linguaggio comune “sputacchina media”.
Detto questo, vediamo i dati. La situazione in cui versano gli olivicoltori pugliesi è molto seria, la Commissione usa l’aggettivo drammatico. Il contagio, partito anni addietro dalla provincia di Lecce, ha coperto gran parte della provincia di Brindisi, estendendosi dapprima a quella di Taranto e raggiungendo poi, all’inizio del 2018, i confini della provincia di Bari – peraltro, è bene sottolineare che le province di Bari e Barletta-Andria-Trani(BAT), con i loro 132mila e passa ettari, rappresentano il 12 per cento della superficie agricola utilizzabile olivetata italiana. Producono oltre 120mila tonnellate complessive di olio (fatti i conti, il 28 per cento della produzione nazionale, secondo i dati della campagna 2017/2018)-.
L’area complessivamente interessata ha raggiunto (dati 2019) un’estensione di circa 750mila ettari di superficie, a fronte degli 8mila originariamente interessati dal fenomeno.
Ci sono poi le misure finanziarie adottate con il decreto-legge n. 27 del 2019, recante Disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 44 del 2019). Qui andiamo nel burocratese, ma un po’ di pazienza, perché è interessante leggere cosa i Governi hanno previsto e quanti soldi sono stati stanziati: 150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 per l’adozione di un Piano straordinario per la rigenerazione del settore olivicolo della Puglia nelle zone risultate infette dal batterio della Xylella.
Articoliamo meglio. Le complessive risorse di 300 milioni di euro (150 milioni per il 2020 e 150 milioni per il 2021) verranno utilizzate secondo le seguenti finalità: a) contrasto al vettore ed eliminazione delle fonti di inoculo (art. 3): 5 milioni di euro; b) rimozione delle piante disseccate a seguito della Xylella nella zona infetta (art. 4): 20 milioni di euro; c) reimpianto olivi zona infetta (art. 6): 40 milioni di euro; d) riconversione verso altre colture (art. 7): 25 milioni di euro; e) salvaguardia olivi secolari o monumentali (art. 8): 5 milioni di euro; f) interventi compensativi ai sensi del decreto legislativo n. 102/2004 (art. 9): 120 milioni di euro; g) interventi compensativi in favore dei frantoi oleari (art. 10): 35 milioni di euro; h) sostegno alle imprese vivaistiche (art.15): 5 milioni di euro; j) contratti di filiera e di distretto (art. 16): 5 milioni di euro; k) diversificazione dell’economia rurale e accorpamento fondiario (art. 17): 5 milioni di euro; l) comunicazione e informazione (art. 18): 5 milioni di euro; m) ricerca e sperimentazione (art. 19): 20 milioni di euro; n) potenziamento rete laboratori pubblici (art. 20): 5 milioni di euro; o) monitoraggio e diagnostica (art. 21): 5 milioni di euro.
Si intende, sono soldi ben spesi, a sostegno di un settore importantissimo, nonché vanto italiano, eppure se il caso Xylella fosse stato affrontato fin dall’inizio con strumenti agronomici razionali e non con ipotesi e indagini improbabili, di sicuro non ci saremo trovati in questa situazione, che è appunto al momento e senza retorica è drammatica!