Le piretrine sono degli estratti usati in agricoltura biologica ricavati da due piante, il Tanacetum cinerariifolium (crisantemo di Dalmazia) e Tanacetum coccineum (crisantemo di Persia). Caratteristiche? Ottima capacità insetticida (lepidotteri, ditteri, omotteri, emitteri, tisanotteri, imenotteri e coleotteri), nessuna azione invece sugli animali a sangue caldo– sono molto diffusi come insetticidi domestici come per il trattamento delle pulci nei cani, mentre i gatti sono sensibili al piretro. Inoltre, sono poco persistenti perché la luce li degrada molto facilmente, quindi un vantaggio da un punto di vista ambientale, ma anche uno svantaggio perché in alcuni casi l’agricoltore biologico è obbligato ad intervenire più volte, su certe coltivazioni anche una volta alla settimana. Dato, però, che agli ordini degli insetti citati appartengono anche specie utili (coccinelle, crisopa, sirfidi, antocoridi e api) è evidente che anche questi se vi giungono a contatto muoiono con buona pace dell’ecocompatibilità. Sono inoltre estremamente tossici per la fauna acquatica. In altri termini sono prodotti da usarsi con estrema precauzione, come tutti i fitofarmaci d’altronde. Ne esistono due forme: le piretrine provenienti da estrazione industriale più sicure per l’effetto insetticida e piretrine derivate da macerazione dei fiori e delle foglie secche, meno sicure perché l’idrolisi ha un’azione di distruzione dei principi attivi.
Dove si producono le piretrine? Per il 60% si producono in Tanzania, poi in Papuasia Nuova Guinea ed i Kenia. Occorrono 52.000 piante per ottenere 25 kg di polvere secca.
Ora, per uno scherzo del destino darwiniano, anche il crisantemo (che produce la polvere insetticida) è attaccato da parassiti. Paradosso per paradosso, può accadere che a volte per difendere i crisantemi dai parassiti e salvaguardare la produzione di un agrofarmaco naturale usato nel bio, si usano fitofarmaci di sintesi si usano, ma uno studio australiano ci dice che sia in Tanzania che in Papuasia NG mica si usano dei fitofarmaci biologici bensì alcuni di sintesi.
Sempre per restare in ambito paradosso, i Kenioti esportano il 95% della loro produzione di polvere di piretro verso i paesi sviluppati, e con i soldi ricavati acquistano sui nostri mercati i prodotti di sintesi, meno costosi ma più tossici in quanto da noi dismessi, per proteggere le loro coltivazioni alimentari.
Ancora: un documento keniano di HighChem Agriculture, organismo di agro fornitura, insegna le regole di coltivazione e consiglia l’uso di ben tre insetticidi di sintesi (è evidente che sulle piante verdi le piretrine sono diluite dall’acqua e quindi esercitano un’azione insetticida troppo blanda): il carbaril (un carbammato proibito in EU dal 2006), il dioxation (un estere fosforico interdetto in EU dal 2002) e l’alfacipermetrina (cioè proprio un piretroide di sintesi). Quindi, colmo dei colmi, si usa un piretroide per produrre una piretrina naturale ed i bobo sono contentissimi. In definitiva i fitofarmaci bio spesso non sono prodotti con procedimenti biologici.
In agricoltura meglio non avere un rigido concetto di sovranità, altrimenti è facile perdersi tra i paradossi, che poi non sono nemmeno divertenti.
https://www.agrariansciences.it/2017/05/i-bobo-consumatori-di-biologico.html