Il pomodoro si adattata un po’ a tutti gli ambienti della penisola – in qualsiasi parte d’Italia, oggi, si può trovare il pomodoro tipico di quella determinata zona – ma è chiaro che perché questo succeda è necessario che ciascuna pianta conservi una sua identità: e così il pomodoro ha dovuto imparare ad essere diverso ma uguale. Sembra una contraddizione in termini, lo so, ma è così: il pomodoro è una pianta dotata di un’incredibile ricchezza di varietà fenotipiche – per grandezza, colore e forma delle bacche, portamento della pianta e così via – ma poca variabilità genetica. Insomma, è più o meno uguale ovunque e questo è fondamentale perché è proprio ciò che gli consente di adattarsi. Per quanto riguarda la stagionalità, il pomodoro nelle sue terre di origine vive tranquillo tutto l’anno e contribuisce anche in modo sostanziale allo sviluppo di quelle zone. Qui in Italia, le cose cambiano leggermente perché il pomodoro ha bisogno di certe condizioni di temperatura e di luce per poter sopravvivere. Il periodo in cui riesce a rendere al meglio le sue potenzialità va da marzo a ottobre/novembre; durante gli altri mesi non è che il pomodoro non produca nulla, però il sapore non è lo stesso – diciamo che il pomodoro di una volta può essere uguale al pomodoro di oggi soltanto se mangiato nel periodo ottimale, fuori stagione è leggermente un’altra cosa. Il pomodoro ha anche dei fratelli nobili un po’ sconosciuti. Uno, ad esempio, che cresce sul Vesuvio e che conoscono in pochi ma pare buonissimo: il Piennolo (studiato dal professor Luigi Frusciante e collaboratori) si è adattato così bene a condizioni estreme – terreni aridi, sabbiosi, senza acqua, esposti a temperature elevatissime perché ha modificato la sua bacca, nel senso che la parte esterna – che sarebbe sbagliato chiamare buccia – si è suberizzata permettendogli così di non perdere acqua. È questa la caratteristica peculiare di quel famoso pomodoro del Piennolo del Vesuvio, la stessa che gli consente di essere conservato per un tempo lunghissimo – da settembre/ ottobre fino ad aprile – senza marcire. Come si conservano? Con un metodo abbastanza semplice: si raccolgono le infruttescenze, si mettono insieme e si conservano su una pertica.