Mia madre durante la guerra si mise e fare la sarta, perché non potevamo campare. Le donne del paese dovettero vendersi anche i mobili, perché i mariti non tornavano dalla guerra e non c’erano soldi. A mia madre non piaceva fare la sarta, avrebbe voluto studiare ma non è riuscita a farlo. Comunque, come sarta era brava e quando venivano le contadine dalla campagna portavano i vestiti da rammendare. Però non la pagavano perché quella era gente che si moriva di fame più di noi, e non avevano soldi. Però ogni cliente pagava mia mamma con la roba da mangiare, anche perché nessuno aveva il frigorifero e quindi quello che non si vendeva al mercato si perdeva. Erano tutte cose che si facevano in campagna, uova per esempio. Mi ricordo le uova fresche che mia mamma ogni tanto mi faceva bere e anche il pane fatto in casa: per noi bambini era buono perché ci mettevano lo zucchero. Poi c’era gente che con la guerra si è arricchita e alcune di queste persone che non avevano soldi sono diventati ricche e altro che uova e pane con lo zucchero, si sono costruiti le case anche se hanno continuato a non pagare mia madre, dicendo che avevano ancora fame. Erano persone che non hanno mai fatto studiare le donne, e le donne non potevano fermarsi a parlare per strada con i maschi, altrimenti era puttana e non ti sposavi più. Invece la mia mia famiglia era diversa, infatti io ho studiato. Non mi è piaciuto mai il paese e quando me ne sono andata non ci sono più voluto tornare: i giovani di oggi hanno avuto una vita più serena.