I diari di Adamo ed Eva di Mark Twain sono un divertentissimo racconto (sotto forma di diario immaginario) nel quale Twain si diverte a prendere in giro il nostro mito di fondazione (la caduta dal Paradiso terrestre). La prima parte del racconto è ovviamente ambientato nel giardino dell’Eden che, curiosità, si troverebbe, secondo Twain, vicino alle cascate del Niagara, una specie di “product placement” ante litteram- questo perché i diari di Adamo furono scritti a 10 anni di distanza l’uno dall’altro, e il diario di Adamo uscì, nel 1904, in un volume che promuoveva le cascate del Niagara.
I diari si pongono la seguente domanda: perché Adamo si innamora di Eva e viceversa? – sì, va bene, c’era poca scelta, tuttavia è un errore credere che qui e ora, sulla terra, abbiamo accesso a scelte illimitate.
Veniamo a nostri personaggi. Chi è Adamo? Un giovane preadolescente, tutto preso e concentrato nelle sue attività. È simpatico, un po’ buffoncello, credulone, ama esplorare il giardino dell’Eden, mappare il territorio, fare i tuffi e si butta con grande divertimento in una botte dalla cascata del Niagara, usa parole pompose per fare bella figura con Eva.
E invece, chi è Eva? Una sognatrice prima di tutto. Curiosa. Anche lei fa esperimenti, certo non si butta dalle rocce, preferisce riflettere sulle sue esperienze. Una notte si specchia nello stagno e vede la luna riflessa, allunga la mano per toccarla e scivola dentro, quasi annega e riemerge con una paura nuova: forse- dice- è la paura della morte. Si sente allora così sola, insensatamente sola, e si chiede perché mai Adamo adori star da solo.
All’inizio Adamo non sopporta Eva – questa strana creatura dalla bionda criniera che gli sta continuamente dietro, e tra l’altro fa cose strane come “piangere spesso dalle fessure fatte per guardare”. Una che si ostina a dare un nome alle cose. Vede un uccello e dice: è un dodo! Adamo le chiede perché mai è un dodo? Lei risponde: perché ha l’aria di un dodo. E quelle cose d’ora in poi – commenta Adamo- si chiameranno – proprio così, nessuno riuscirà mai a cambiare quel nome.
Tutto cambia quando i due perdono il giardino dell’Eden, per colpa del fico, della mela o chissà di qualche frutto. Fatto sta che cadono, hanno paura, provano vergogna, e si sentono mortali.
Solo allora Adamo si avvicina ad Eva. Non sembra, sulle prime, un avvicinamento dettato dal puro desiderio, si tratta piuttosto di una strategia.
Bisogna dirlo meglio, perché Twain ci tiene a questo passaggio: Adamo sente che gli conviene innamorarsi: ora che il paradiso è perduto ha bisogno di un sostituto della proprietà: tu sei mia e lavorerai per me, e io presiederò i lavori.
Eva glielo lascia credere, poi tempo dopo gli fa trovare uno strano cucciolo. Emette versi strani e gutturali, piange e ha sempre fame: Adamo lo guarda e lo studia, ma non capisce cosa è: un pesce? Lo butta anche in acqua per vedere se sa nuotare. Non sa nuotare. Davvero non capisce. Poi il comportamento di Eva è cambiato, ora passa la notte sveglia a coccolare quell’animaletto e lo consola e gli canta canzoncine “con gli altri animali non fa così”. Alla fine, Adamo capisce di cosa si tratta: è un canguro. Una nuova specie, siccome l’ha scoperto lui, lo chiama Cangurum Adamiensis. Poi lei gli dice che no, si chiama: Caino.
I due mettono su famiglia, i figli crescono ed Eva si chiede sul suo diario perché mai amasse Adamo “Non è per la sua intelligenza che lo amo – no, proprio no. Non è colpa sua se ha l’intelligenza che si ritrova, è stato Dio a fargliela, non lui; (…).Non è per la cultura che ha che lo amo – no, proprio no. È un autodidatta e, a essere sinceri, sa un’infinità di cose, che però non sono vere. (…) E allora quale è mai il motivo per cui lo amo? Semplicemente perché è maschio ed è Mio, credo. (…). Sì, penso di amarlo per la semplice ragione che mi appartiene e che è maschio. Non ne esiste altra, mi sembra. Per questo quindi penso che sia vero quello che ho detto fin dall’inizio: che non sono stati né i ragionamenti, né le statistiche a dare vita a questa forma di amore”.
Attraverso due personaggi inconsapevoli, Adamo ed Eva, Twain ci racconta la mutazione dei sentimenti: l’egoismo – sei di mia proprietà, sei maschio e sei mio- si trasforma in altruismo. L’amore, sembra dire Twain – altro non è che gestione del territorio. Può trasformarsi in valorizzazione del territorio (insomma, immaginate una coppia affiata) oppure in svalutazione del territorio o in normale amministrazione del territorio. La proprietà è la risposta al bisogno che ci agita.
Abbiamo comunque bisogno del nostro giardino terrestre pieno di piante.
Adamo ed Eva piano piano si capiscono, o meglio, la nuova condizione di vita obbliga a capirsi meglio, tanto che alla fine Adamo ed Eva si ritrovano a constatare di essere perdutamente innamorati.
Se fosse un film, le ultime pagine del diario di Eva vedrebbero un’anziana donna – Eva ha più di 40 anni, e a quei tempi…- avanzare verso la telecamera, stagliandosi quindi dallo sfondo boschivo e nebbioso. È il famoso Eva Speech, che oggi, mutate per fortuna le condizioni sociali, apparirebbe datato. Ma non nella sua sostanza romantica:
“È mia preghiera e desiderio che le nostre vite finiscano insieme – desiderio che non sparirà mai dalla faccia della terra e che fino alla fine dei tempi vivrà nel cuore di ogni sposa innamorata; quel desiderio avrà il mio nome”.
Muore prima Eva, quindi l’ultima inquadratura è per Adamo, lui scrive una frase sulla tomba di Eva: “Ovunque lei sia stata quello era l’Eden.”.
Forse egoismo e altruismo non sono due dimensioni antagoniste. L’altruismo semmai è un’evoluzione dell’egoismo. Naturalmente egoismo e altruismo non sono la stessa cosa, anche se nascono dalla stessa matrice: aiutare per essere aiutati. L’altruismo è preferibile all’egoismo. Il biologo Wilson ci fa notare come in natura gli individui egoisti possono vincere nei gruppi altruistici, ma i gruppi altruistici vincono sempre sui gruppi egoistici. Eva nel suo diario ammette di essere una giovane donna, la prima che ha esaminato la questione e altri meglio di lei, capiranno l’amore. Forse è così, forse dobbiamo ancora capire l’amore perché l’amore è fortemente legato all’idea di possesso, forse siamo troppo giovani.