Più che numeri, oggi diamo definizioni e inquadramenti legislativi, anche per far capire come si costruisce un sistema normativo quando si introducono nuovi prodotti.
Per quanto riguarda l’Italia, i biostimolanti, in base al D.Legs. 75/2010, rientrano nella categoria merceologica dei fertilizzanti e sono definiti come prodotti che apportano ad un altro fertilizzante o al suolo o alla pianta, quelle sostanze che favoriscono regolano l’assorbimento degli elementi nutritivi o correggono determinate anomalie di tipo fisiologico.
Vediamone alcuni, per esempio: Idrolizzato proteico di erba medica; Epitelio animale; Estratto liquido di erba medica; Estratto solido di erba medica; Filtrato di crema di alghe; Inoculo di funghi micorrizici.
Per ogni prodotto va dichiarata il modo di preparazione dei componenti essenziali, il titolo minimo di elementi o sostanze utili.
E la sicurezza? I biostimolanti, come i fertilizzanti, devono soddisfare la clausola di salvaguardia, la quale garantisce che i prodotti immessi sul mercato non possono rappresentare alcun rischio per la sicurezza o la salute delle persone.
Quindi, nella sostanza, i produttori, sempre ai sensi del succiato D.Legs. 75/2010, prima dell’immissione in commercio (sia per le pratiche agricole convenzionali sia per quella biologiche) devono provvedere a richiedere l’iscrizione al Registro dei prodotti nei rispettivi Registri dei fertilizzanti, istituiti presso il Ministero competente.
Le misure di controllo di prodotti immessi sul mercato sono attuate dall’ICQRF (Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari).
In campo Europeo, c’è invece, il Regolamento del 15 luglio 2019. Che ha avuto iter abbastanza complicato, infatti il percorso è stato segnato da un acceso dibattito. Per due ostacoli che ora vediamo. Vengono usati come prodotti fertilizzanti anche quei prodotti ottenuti da sottoprodotti o rifiuti di filiera produttive. Ebbene, questi prodotti sono regolarizzati dalle singole norme nazionali, quindi, è stato necessario cercare e fissare quelle condizioni normative in grado di armonizzare (ed è il primo ostacolo) non solo le singole realtà nazionali ma (ed è il secondo ostacolo) promuovere l’uso efficiente di quei prodotti che possono ridurre la dipendenza dai paesi terzi: il fosforo, per esempio, è estratto dalle rocce fosfatiche, e se finiscono le rocce finisce pure la risorsa, ma può essere recuperato anche da materiali organici, come la farina di ossa, bene quest’ultimo rinnovabile e che può contribuire all’economia circolare.
Gli esperti sottolineano che questo regolamento ha ancora aspetti critici ma è un traguardo importante per regolamentare un ampio settore e per la priorità concessa all’economia circolare, e anche perché riconosce la categoria dei prodotti biostimolanti in maniera più chiara: miscele e microrganismi che non rappresentano di per sé un apporto di nutrienti, ma stimolano comunque, direttamente o indirettamente i processi nutrizionali delle piante con l’unica finalità di migliorare a) l’efficienza dell’uso dei nutrienti, b) tolleranza allo stress abiotico, c) caratteristiche qualitative.
Per dire com’è complicato e che lavoro c’è da fare per gestire i prodotti agricoli.