Alcuni dati da tenere a mente, tratti da I numeri non mentono, brevi storie per capire il mondo, di Vaclav Smil (Einaudi).
“La carne (insieme al latte e alle uova) è un’eccezionale fonte proteica, completa e necessaria alla crescita, contiene vitamine importanti (in particolare, il gruppo delle vitamine B) e minerali (ferro, zinco, magnesio); ed è fonte adeguata di lipidi (cioè di grassi).”
“Tuttavia, gli animali, in particolar modo i bovini, hanno una scarsa efficienza di conversione del mangime in carne (tranne il pollo: infatti il mondo futuro sarà del pollo) e infatti i paesi sviluppato hanno ampliato la produzione di carne al punto che il principale compito dell’agricoltura non è più la coltivazione dei prodotti destinati all’uomo, ma la produzione di mangime animale.”
“Nel Nordamerica e in Europa, circa il 60% del raccolto complessivo è impiegato per sfamare gli animali e non direttamente le persone. Questo va da sé ha enormi ripercussioni sull’ambiente.”
“È fuorviante fare riferimenti a grandi volumi d’acqua richiesti per la produzione del mangime per i bovini. Il fabbisogno minimo per chilogrammo di carne di manzo disossata è, in effetti, elevato, intorno ai 15 mila litri di acqua, ma di questo solo mezzo litro viene incorporato nella carne, mentre oltre il 99% dell’acqua serve per la crescita delle piante utilizzate per il mangime e alla fine farà ritorno nell’atmosfera per evaporazione e traspirazione, per poi ridiscendere a terra sotto forma di precipitazioni.”
“In cima alla lista dei popoli più longevi si collocano i Giapponesi (con un consumo di carne moderato, nel 2018 si attestava intorno ai 40 chili di carne procapite), seguiti dagli Svizzeri (70 chili di carne a testa) Spagnoli (oltre 90 chili), Italiani (80 chili) e australiani (oltre i 90 chili). Alla faccia del presunto legame tra scarne e scarsa longevità.”
“Allo stesso tempo, la dieta giapponese (in realtà la dieta dell’Asia orientale in generale) mostra che un elevato consumo di carne non porta benefici aggiuntivi per la salute o la longevità, per questa ragione meglio promuovere con forza un consumo ragionato, basato su un apporto moderato di carne prodotta utilizzando metodi con un impatto ambientale considerevolmente ridotto. L’elemento chiave di questa svolta del regime alimentare globale risiederebbe in una correzione delle quote dei tre tipi di carne dominanti sul consumo complessivo. Nel 2018 il maiale, il pollo e il manzo incidevano rispettivamente per il 40%, il 37% e il 23% della produzione mondiale di circa 300 milioni di tonnellate di carne. Modificando il rapporto a 40%, 50% e 10% (grazie quindi al risparmio del mangime ottenuto limitando l’inefficiente produzione di manzo) potremmo ottenere facilmente il 20% in più di maiale e il 30% di pollo, riducendo di oltre metà l’impatto ambientale dovuto all’allevamento di manzo e contemporaneamente offrire una produzione complessiva maggiore del 10%.”
“Uno studio condotto in Francia mostra come il 30% degli adulti siano diventati petits consommateurs, con apporti pari in media ad appena 80 grammi al giorno e circa 29 chilo all’anno. In termini nutrizionali, l’apporto di 25-30 chili di carne commestibile fornirebbe (presupponendo una componente proteica del 25%) quasi 20 grammi di proteine complete al giorno…La moderazione può farci arrivare molto lontano”