In Italia le regioni che hanno più superfice dedicata alla coltivazione del ciliegio sono la Puglia (quasi 18mila ettari) la Campania (3500 ettari), Veneto (2780 ettari) e l’Emilia Romagna (2316 ettari). Alcune aree di tradizionale coltivazione, vedi la Campania e il Veneto mostrano una regressione, al contrario altre aree più marginali, come il Trentino mostrano un aumento di superfice
Purtroppo siamo alle solite: ogni volta parliamo della specialità delle nostre produzioni, della bontà e qualità ecc. ecc., ogni volta ignoriamo i numeri. Anche per il ciliegio si presenta lo stesso problema che si riscontra in molte altre e diverse colture, ovvero: superfici ridotte e frammentate. Al contrario di quanto avviene in alter realtà produttive, più efficienti, come Turchia e Spagna.
Questo significa che la coltura, vuoi per i costi, vuoi per l’attenzione riservata, fa fatica ad affermarsi, anche perché, tecnicamente parlando, si preferisce o meglio si è obbligati a coltivare il ciliegio in allevamenti misti, magari come coltura secondaria rispetto agli ordinamenti aziendali. In questo modo le potenzialità produttive faticano a venire fuori.
Là dove invece – è il caso delle colline della Val Sugana, delle pianure del Modenese e del Ferrarese e naturalmente nei territori pugliesi – la ciliegia è coltivata, grazie a portainnesti clonali deboli e coperture per evitare la spaccatura dei frutti- allora le cerasicoltura mostra tutta la sua potenzialità e niente ha da invidiare alla Turchia o alla Spagna.
Se ci vogliamo occupare dei ciliegi, diamo sempre un’occhiata ai numeri: esprimono le difficoltà e indicano anche le soluzioni.E un ultimo dato. Il ciliegio italiano ha problemi, ma un fatto è certo, è la coltura celebrata in tutta Italia con tantissime sagre, sono circa 26, ma sicuro qualcuna sfugge. La ciliegia è la regina delle sagre, rendiamo il suo trono più confortevole.