Mandragora (Mandragora officinalis). Si può considerare l’erba magica per eccellenza, tanto che gli antichi riti di raccolta prevedevano precisi accorgimenti liturgici per avvicinarla, poiché se fosse stata carpita senza le dovute precauzioni, sarebbe potuta diventare letale per il rizotomo. Ecco perché un rito arcaico prevedeva che essa dovesse venire estirpata da un cane, assicurato con un lungo guinzaglio alla sua radice, mentre Teofrasto riportava l’uso di incidere il terreno intorno alla mandragora con una spada, tracciando tre cerchi concentrici, per poi tagliarla tenendo lo sguardo rivolto a occidente e pronunciando formule propiziatorie. I Romani la chiamavano “erba di Circe”, assegnandola al suo patronato e alle astuzie della magia femminile; in tutta la tradizione popolare, infatti, la sua fama rimarrà legata al valore afrodisiaco e fecondativo. Nel Medioevo le mandragore erano ricercatissime per la cura della sterilità quanto costose, e fioriva un mercato di prodotti contraffatti mirato a ingannare l’ingenuità del popolo. Confluì nella farmacopea della magia nera e delle streghe come erba demoniaca, e con il suo succo si credeva che venissero unti i bastoni utilizzati dalle streghe per librarsi in volo. Questa pianta contiene effettivamente alcaloidi che possono provocare visioni, sensazione di volo e impressioni di mutazione fisica. Da un punto di vista medicinale era considerata una panacea indispensabile per la salute dell’uomo nel suo complesso in virtù della forma antropomorfa della sua radice. Ritenuta utile anche per la cura dell’epilessia, si utilizzava come narcotico e anestetico chirurgico.