Il ciclo del fico è molto complicato ed è la storia del rapporto mutualistico tra una vespa, la Blastophaga psenes e l’albero. Un saggio su Acta Oecologica ci ricorda che il mutualismo tra vespa e fico è antico. Forse trentaquattro milioni di anni fa. Qualche resto fossile ci dice che potremmo retrodatare il rapporto mutualistico a sessantacinque milioni di anni fa. Ma andiamo per gradi, c’è un fico maschio che si chiama Caprifico (perché i fichi so’ buoni per le capre). Poi c’è un fico femmina, quello domestico.
Il caprifico ha fiori maschili e femminili, ma attenzione, i fiori femminili del caprifico sono brevistili. Parentesi: il frutto, il siconio è il risultato di una speciale infiorescenza, un’infiorescenza invertita. Cioè, i fiori non sono aperti ed esposti al vento e all’ambiente, no: le centinaia di minuscoli fiori del fico sono contenute all’interno di un gambo bulboso chiuso, blindato.
Probabile – raccontano i ricercatori – che queste infiorescenze all’inizio erano ancora aperte, quindi all’epoca di sicuro c’erano tante specie di insetti pronti a impollinare. Fatto sta che a un certo punto, l’infiorescenza del fico si è chiusa, è diventata un recinto sigillato dal mondo esterno, e solo la vespa del fico, la Blastophaga psenes, è stata in grado di penetrarla: così è nato il mutualismo, tu mi fai deporre le uova, io ti impollino. È un patto così esclusivo che quando un altro insetto si introduce nelle infiorescenze, per nutrirsi, fingendo di essere la vespa, la pianta di fico fa cadere l’infiorescenza. Cioè, riconosce l’intruso e lo punisce: non è meravigliosa l’evoluzione darwiniana?
All’inizio, dunque, la vespa ha accidentalmente parassitato il fico, ma poi attraverso un meccanismo evolutivo la pianta ha finito per cooptare il parassitismo della vespa e l’ha utilizzato per riprodursi.
Tornando ai fiori maschi e femmine. All’interno del fico maschio ci sono fiori femminili e maschili che si sviluppano in tempi diversi. Per questo dobbiamo considerare le fasi A, B, C, D ed E.
Fase A: i fiori femminili rilasciano un profumo costituito da un’enorme quantità di composti volatili, che attirano le vespe: è vero, l’infiorescenza è chiusa ma conserva una piccola apertura, l’ostiolo, attraverso la quale entra la vespa femmina. Attenzione: il passaggio è così angusto che la vespa femmina perde le ali e rompe le antenne, cioè non può più uscire. Quindi che può fare? Niente, inizia la fase B, si lascia guidare dalla sagoma del fiore che, diciamo così, la invita, la orienta, la costringe a deporre le sue uova. Dopo di che muore. Le uova vengono intanto protette da galle, una sorta di incubatrice per le larve che nasceranno: inizia la fase C, che durerà due o tre mesi. Naturalmente la vespa femmina depone le uova in molti fiori e nel farlo li distrugge, perché, appunto, li usa per formare delle galle che accolgono le uova. Quindi il fico sacrifica parte dei suoi organi riproduttivi. Parte, però. Perché la vespa ne lascia altri liberi che vengono fertilizzati col polline portato dalla stessa vespa: ha una specie di sacchetto sul lato inferiore del torace pieno di polline.
Allora ripetiamo: i fiori che ricevono polline ma non le uova si trasformano in semi. I fiori che ospitano le vespe formano le galle, e offrono cibo e riparo per le larve. Questo è il motivo perché i frutti del caprifico fanno schifo.
La fase D si verifica alla fine dell’incubazione larvale: appaiono le larve e contemporaneamente i fiori maschili iniziano a maturare, cioè si aprono ed espongono le antere… cioè i contenitori di polline. Le prime larve che escono dalle galle sono i maschi, senza ali, con occhi ridotti, quasi ciechi, ma hanno grandi mandibole, molto forti. Sai che fanno? Si arrampicano sui fiori femminili finché non trovano le galle che contengono le femmine. Allora, i maschi penetrano la femmina, con un pene telescopico, veramente impressionante. Che poi, tecnicamente, queste femmine sarebbero le loro sorelle, vabbè, ma le vespe a queste cose non ci badano, e comunque, una volta che si sono accoppiati, i maschi fanno un altro lavoro, usano le loro mandibole per scavare un tunnel e poi escono attraverso l’ostiolo, cadono a terra e muoiono: finisce così la loro esistenza.
La fase D termina quando le vespe femmine, quelle inseminate, escono dalle loro galle. Per farlo sfruttano la galleria scavata dai maschi e alla fine, seguendo il corridoio, passano sopra i fiori maschili e riempiono le loro buste di polline, quindi svolazzano e impollinano altri alberi di fico che, se sono maschi, ripetono il ciclo, ma possono anche svolazzare e trovare un fico femmina, il fico domestico che a differenza del caprifico ha i fiori longistili, in sostanza fiori trappola. La femmina porta il polline, fertilizza il fiore ma muore nel suo stilo lungo, muore di stanchezza e solitudine, quindi non forma le galle e il fico femmina forma l’infruttescenza bella zuccherosa che conosciamo. Ah, – ha aggiunto, – siccome la natura è fantastica, arriva un enzima che degrada la vespa, così, in pratica non ce la mangiamo.
E la fase E? – Le capre si mangiano i fichi del caprifico e disseminano i semi con le feci…