La mia Madeleine è un cibo scomparso, direi, per fortuna. La spremuta di carne. Mia nonna – eravamo nei primi anni ’70- con uno strano aggeggio, una specie di torchio filtrante, spremeva la carne e ne ricavava del sangue che mi faceva bere. Faceva bene – diceva. Ero spesso malata e come si usava all’epoca facevo le iniezioni, non so bene cosa mi iniettassero, comunque ricordo dei risvegli tristi, perché la mattina presto veniva l’infermiera a farmi l’iniezione. Ricordo anche il bollitore con ago e siringa per disinfettare gli strumenti di lavoro. Ricordi tristi, sì. Lo era anche mia nonna, triste. Non poteva vedermi così, una bambina di 6 anni costretta ogni mattina a fare le iniezioni, e quindi, un bel giorno riscoprì questo metodo che secondo lei era efficace: la spremuta di carne: sangue insomma. Non sono diventata un vampiro, mia nonna è morta ed è dagli anni ’70 che non faccio più siringhe. Certo, non so ancora quale cura mi ha fatto bene, se le iniezioni, oppure il sangue che mia nonna ricavava dal suo personale torchio filtrante. Lo strumento comunque ce l’ho ancora, l’ho messo sulla libreria, insomma ai tanti libri scientifici che ho letto, così, a testimonianza di un sapere contadino.