Sì evviva, sono d’accordo, ma che vuol dire? Perché un aggettivo così importante e fondamentale (gli affidiamo la costruzione del futuro), è soggetto a equivoci e difficoltà di misurazione? Allora, facciamo a capirci, viva la sostenibilità, però prima affrontiamo e riflettiamo sul concetto di sostenibilità.
E’ stato linguista Uwe Porksen a coniare la definizione: la parola ameba. Quelle parole che come un’ameba, strisciando, col tempo e l’uso, hanno acquisito tali e tanti significati da aver perso infine del tutto la loro vera identità. In genere la parola ameba fa sentire importante chi la pronuncia ma non è detto che a questa parola corrisponde un’azione o una pratica altrettanto importante. Allora, andiamo subito al punto: sostenibilità. Non rischiamo (Dio non voglia) che si trasformi in una parola ameba? Per esempio, alcune grandi aziende sono specializzate a pubblicizzare la parola ogni volta che possono, ma poi nella pratica non sanno bene come misurarla, non esiste un parametro fisso per tutti, insomma navigano un po’ a vista. E questo è per l’industria. E in agricoltura? C’è un metro per misurala?
Cosa di preciso sia in agricoltura la sostenibilità è difficile dire, però, sì, certo- ci dice Sergio Saia (da anni molto concentrato sulla definizione realistica di questa pratica) – esistono modi per misurare alcuni aspetti della sostenibilità. In sintesi, vanno analizzati tre componenti: gli impatti ambientali, economici e sociali. Ora, alcuni di questi vengono misurati con molta precisione (ad esempio le voci di impatto ambientale del Life Cycle Assessment o della Water Footprint, perdona i termini).
Per altri la misura è più complessa. Appunto, non è scontato analizzare gli aspetti economici o sociali su scala territoriale. E ancora, tutte queste misure possono essere dirette, oppure frutto di complicate stime con vari modelli più o meno buoni.
E questo crea aspetti problematici. Vediamone alcuni. Pur misurando la sostenibilità di un sistema (agricolo o meno), non ha grosso senso fornirla tal quale. L’unica cosa davvero interessante è fornire le differenze nelle stime per condizioni diverse in modo da poter scegliere.
Questo, in pratica, vuol dire che non è facile garantire un bollino di sostenibilità, perché non c’è un riferimento che valga per tutti i luoghi e contesti: alcuni possono favorire alcuni aspetti e sfavorirne altri e viceversa. E poi, i fattori sociali ed economici, possono cambiare nel giro di un tot tempo o di un tot di spazio.
Quindi, la sostenibilità dichiarata e sbandierata a volte rischia di non essere sostenibile: una parola ameba. Non va bene, perché è un concetto importante che ci permette di fare i conti della serva.
Cerchiamo di capirne alcuni aspetti pratici, però prima, a proposito di aspetti pratici, un po’ di numeri sull’agricoltura italiana. Quante aziende, quanta terra, e le fasce di età degli imprenditori? La capacità di innovare? Insomma, un po’ di numeri per disegnare la base di partenza, sulla quale poggiare i piedi e provare a spiccare il volo: in maniera sostenibile, ovvio.