Come abbiamo visto, il problema degli incendi è strettamente correlato a quello dell’aridità del suolo, poiché il fuoco trova combustibile (piante, bosco, arbusti, prati) stressato dalla siccità, quindi con meno umidità, che si infiamma più facilmente (può bastare una scintilla), e meno facilmente si doma.
L’aridità del suolo è strettamente legata al problema della siccità, ovvero alla scarsità di acqua.
Un recente studio sullo stato della risorsa idrica realizzato da Utilitatis (Blue Book 2022) argomenta che uno dei maggiori impatti del cambiamento climatico sull’ambiente è l’alterazione della distribuzione delle precipitazioni, che a sua volta crea rilevanti conseguenze nella distribuzione delle risorse idriche. Questo fenomeno è particolarmente avanzato in alcune regioni del pianeta, tra cui l’area del Mediterraneo.
Infatti, se andiamo a vedere gli scenari previsionali delle precipitazioni annuali, negli ultimi anni i valori medi hanno visto un incremento nel Nord Europa e una diminuzione nella fascia meridionale del continente. In particolare le piogge estive, così importanti per gli ecosistemi naturali e l’agricoltura, mostrano segni di diminuzione nell’Europa centrale e meridionale. Le previsioni per i prossimi decenni mostrano le variazioni più significative ai due estremi del continente, ovvero nelle regioni artiche, dove le precipitazioni aumenterebbero fino a circa il 14%, e nelle regioni mediterranee dove invece diminuirebbero, in particolare nel Sud della Spagna, in Grecia (-18%) e nel Sud Italia (-15%).
Ma si può quantificare e monitorare lo stato della scarsità d’acqua?
Sì, con l’indice di prelievo (Water Exploitation Index, WEI) di un Paese, che mette in rapporto la domanda totale annua media di acqua dolce con la media annua di risorse di acqua dolce di lungo termine, e in questo modo fornisce un’indicazione utile sul modo in cui la domanda totale di acqua eserciti pressione sulla risorsa idrica a disposizione. L’indice, espresso in percentuale, fa una distinzione tra Paesi in cui non vi è stress idrico (WEI<10%), quelli a basso (10%-20%) e medio stress (20%-40%), fino a grave stress (>40%). Almeno 17 Paesi dell’Unione europea si trovano in una condizione di stress idrico nullo o trascurabile (dati al 2019 o ultimo anno disponibile), 7 Paesi sono invece a basso stress, la Spagna si trova in condizioni di medio stress mentre Malta e Cipro raggiungono condizioni di stress idrico critiche. l’Italia si attesta come paese a stress idrico medio, in linea con la Francia e la Germania; tuttavia, a differenza di questi due paesi, l’Italia è la nazione europea che consuma più acqua con un consumo medio pro capite di oltre 236 l/ab al giorno nel 2020 nei 109 comuni capoluogo di provincia e città metropolitana (Istat).
Lo scenario climatico del Mediterraneo è stato analizzato nel sesto rapporto di valutazione Climate Change 2022: Impacts, adaptation and vulnerability (febbraio 2022). Lo studio ha evidenziato che la regione europea, specialmente la parte mediterranea, è particolarmente vulnerabile di fronte al riscaldamento globale, poiché si prevede che l’area continui a riscaldarsi maggiormente della media globale, particolarmente in estate. Il surriscaldamento interesserà sia l’ambiente terrestre che quello marino, sia per le temperature medie che per le ondate di calore.
La regione diventerà più arida per effetto combinato della diminuzione delle precipitazioni e dell’aumento dell’evapotraspirazione.