Al Gore, politico e ambientalista americano, termina spesso le sue presentazioni sui cambiamenti climatici con una battuta: “Non lasciare che nessuno ti dica che puoi scappare su Marte, non siamo nemmeno riusciti a evacuare New Orleans”. E poi chiarisce: “La Terra è l’unico pianeta abitabile per gli esseri umani. Dovremo prendere la nostra posizione proprio qui.’
Eppure, alcuni non sono d’accordo: dobbiamo affrontare grandi sfide e diciamo la verità: forse la terra non ha abbastanza risorse. Se rendessimo Marte abitabile? Appunto con un processo di terraformazione. Come? Beh, compito indubbiamente arduo ma meglio sognare in grande: impariamo a manipolare l’atmosfera marziana. Sulla Terra, i gas primari sono l’azoto, l’ossigeno e diversi gas tra cui gli l’anidride carbonica. Su Marte è vero, l’atmosfera è estremamente sottile, poco più dell’1% della densità di quella terrestre e, ancora più vero, l’ossigeno e l’azoto sono sostanzialmente assenti.
Tuttavia, ed è qui il punto, l’anidride carbonica è invece iperabbondante, circa il 95% dell’atmosfera marziana. Quindi, primo passo, estraiamo molecole di carbonio e facciamole reagire con l’idrogeno e così otteniamo metano. Il metano funge da carburante per missili e il problema andata e ritorno è risolto.
Poi, possiamo anche estrarre ossigeno dalla CO2 per produrre acqua. La chimica di base coinvolta in queste reazioni è nota da secoli, certo sulla terra ci sono stati pochi incentivi a innovare le tecniche di estrazione, perché l’’acqua e l’ossigeno sono così abbondanti sulla Terra. Ma oggi abbiamo più strumenti per farlo, possiamo dunque utilizzarli su Marte.
Queste insieme ad altre sono argomentazioni che si sentono sempre più spesso. Magari le usano alcuni ecologisti o scrittori di fantascienza, tuttavia, a bene vedere è sempre questione di numeri. I numeri sono la nostra dannazione. L’astrofisico Amedeo Balbi, sfruttando anche il suo ottimo canale YouTube, da tempo esamina con metodo scientifico alcune questioni affascinanti ma un po’ al limite, diciamo così, tra reale e fantascienza.
Facciamo due calcoli insieme a lui?
Dunque, riepiloghiamo, in effetti si dovrebbe lavorare proprio sull’anidride carbonica: primo passo: aumentare la sua concentrazione nell’atmosfera, così rendere la stessa atmosfera più densa, quindi più effetto serra, temperature più alte e maggior possibilità per l’acqua di restare allo stato liquido. Con l’acqua arrivano le piante con le piante la fotosintesi e dunque ossigeno e gradualmente l’atmosfera sarebbe soddisfacente per gli esseri umani.
Ma a parte le difficoltà tecniche (ci sono un sacco di fattori in gioco, poco noti tra l’altro), il problema è proprio la quantità di CO2 che sarà pure iperabbondante sì ma in relazione alla situazione del pianeta Marte.
Purtroppo, non c’è abbastanza CO2 intrappolata nelle calotte polari, dice uno studio pubblicato su Nature Astronomy (il 30 giugno del 2018 e che si basa sui dati disponibili, grazie alle ultime e raffinate osservazioni). Anche se si liberasse tutta la CO2 saremmo solo a un centesimo di quella che servirebbe per cominciare il processo. Certo, la CO2 su Marte è stoccata anche nel terreno, ma per liberarla (e solo una piccola parte) ci vorrebbero diecimila anni, e comunque anche aggiungendo questa dose in più di CO2 non ce n’è ancora abbastanza (il 6% di quella utile).
Consideriamo allora anche i minerali?Sì, vero, contengono carbonio, ma bisognerebbe scavare, tirarli fuori dal terreno, riscaldarli a più di 300 gradi e anche così, di nuovo, il risultato sarebbe lo stesso: siamo molto lontani dal livello di CO2 utile per innalzare la temperatura del pianeta e permettere la formazione d’acqua liquida.
Questo è il problema della CO2, ma l’acqua? Lo sappiamo, su Marte c’è, in forma ghiacciata, e anche qui se estratta probabilmente non sarebbe sufficiente a formare oceani, al massimo possiamo sperare in un piccolo lago.
E poi ci sono altri elementi, l’equilibrio dell’atmosfera è infatti basato sull’azoto, un gas che contribuisce a determinare la pressione (e serve anche agli organismi viventi). E ancora, non c’è abbastanza azoto. Dove lo prendiamo? Qualcuno dice dalle comete. Come? Basterebbe intrappolare una cometa e farla schiantare sulla superficie di Marte, ma nessuno, nemmeno i sognatori sanno come fare e poi ci sono i maledetti numeri: se si fanno dei conti ci vogliono 10 mila comete da intrappolare e indirizzate in rotta di collisione sulla superficie di Marte.
E allora? E allora nell’attesa di diventare post human, cerchiamo di tenerci caro il nostro habitat, è quello che ci ha resi umani. Se coltiviamole piante in maniera sostenibile possiamo continuare a vivere meglio e certo a sognare.