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Home L'intervista

Storia e civiltà del pane, intervista all’antropologa Lucia Galasso

da Antonio Pascale
24/01/2023
in L'intervista
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Mi fai un riassunto sulla storia del pane?

La costante presenza del pane, sulle nostre tavole, ci rivela la sua importanza dall’antichità fino ai nostri giorni, in un gioco di fortune e disgrazie che ci parlano di un alimento che ha il pregio di essere al tempo stesso cibo e simbolo.

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Mangiavamo pane prima che esistesse il pane. La presenza di questo alimento accompagna la nostra specie dal paleolitico fino ai nostri giorni, e si declina – periodo storico dopo periodo storico – in tradizioni diverse, etnicamente e culturalmente distinte, all’interno del bacino del mediterraneo. Dal ritrovo della farina archeologicamente più antica (un primato italiano che la data a circa 30.000 anni fa, ritrovata nel sito archeologico di Bilancino (Barberino del Mugello) che ci ha regalato le prime gallette ai pani anatomorfici che caratterizzano la cultura contadina italiana, il pane  – appena abbiamo avuto modo di macinare cereali o loro sostituti – è entrato a far parte della nostra cultura e di una simbologia che lo hanno reso (insieme a pochi altri alimenti) il cibo per eccellenza dell’uomo. 

E in Mesopotamia, a Roma?

In Mesopotamia l’importanza civilizzatrice del pane è attestata nel primo poema epico dell’umanità: l’epopea di Gilgamesh. Tra le sue righe ci appare chiaro che il mangiarne ne fa un atto di cultura che si oppone a ciò che cultura non è. Se i primi pani sono piatti, non lievitati, l’Egitto ci regala il pane lievitato, risultato forse di un errore in cui nello stesso recipiente si incontrano della birra e della farina. Toccherà alla Grecia ereditare i risultati della panificazione egiziana, esaltarli creando una vera e propria religione del pane in nome di Demetra e di sua figlia Persefone. A Roma, invece, confluirà tutto il retaggio relativo alle civiltà del Mediterraneo che l’hanno preceduta, il fornaio e il pane diventeranno anche icone politiche, usate per confermare o demolire il potere di chi regna. Allo stesso si moltiplicano ancora di più i suoi usi in campo religioso e profano, e di conseguenza le sue forme e le sue funzioni. Ciò che rimane costante, nella storia del pane, è però il suo aspetto simbolico e spirituale, che nella civiltà contadina trova la massima espressione attraverso le tappe del calendario liturgico contadino e del ciclo della vita umana, dove ognuna – festività o fase – è marcata da un pane particolare, per distinguerla da tutte le altre. 

Parliamo un po’ dell’aspetto simbolico, antropologico del pane? 

Per capire la simbologia del pane dobbiamo incrociare due assi: quello della forma e quello del tempo. Per conoscere meglio questo complesso modo di essere insieme cibo e simbolo, occorre però affidarci a tre categorie che caratterizzano il pane: l’uso, la forma e gli ingredienti. Bisogna subito distinguere l’uso quotidiano che si fa del pane (quindi a scopo nutritivo) da quello cerimoniale. Se il primo infatti sfama, il secondo veicola una varietà di significati, e non sempre occorre consumarlo: il complesso simbolismo del pane si riferisce ad ambiti quali: la sessualità e la fecondità umana, la fertilità della terra, il ciclo vita-morte, la salute e il benessere di uomini e animali. Lo ritroviamo come elemento portante di tutta quella ritualistica relativa al ciclo della vita (nascita, iniziazione, matrimonio, morte) e dell’anno (semina, coltivazione, raccolta, feste del raccolto). Questo perché nelle società arcaiche la vita era concepita in termini di cicli, e il grano, che consentiva di avere il pane, era sentito come metafora sacra di questa concezione. Il valore sacro di questo alimento lo possiamo cogliere da una semplice osservazione: ovunque la sua produzione, preparazione e consumo sono accompagnati da gesti, preghiere, formule e riti di propiziazione e ringraziamento. Ogni festa ha ovviamente i suoi cibi rituali, ma il pane lo ritroviamo quasi sempre protagonista di altari e banchetti, di doni e di voti, questo pane però, proprio perché deve sottolineare la particolare dimensione festiva rispetto a quella feriale, è diverso da quello quotidiano soprattutto per la forma che deve riassumere in sé i significati simbolici e rituali di una determinata festa. Il pane diventa così il marcatore culturale di quella particolare festa, caratterizzandola in maniera netta (pensiamo al panettone a Natale, ai pani di San Giuseppe, alla colomba pasquale).

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