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Home L'intervista

Se impariamo a fare la spesa vinciamo tutti. Facciamoci allora aiutare da un’applicazione.  Intervista a Eugenio Sapora, Country Manager Italia di Too Good To Go.

da Antonio Pascale
15/06/2022
in L'intervista
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Prima di tutto i dati, si spreca cibo, e quanto e perché?

Oggi, in piena crisi globale, più di un terzo di tutto il cibo viene sprecato, una quantità pari a 2.5 miliardi di tonnellate*: questo ha enormi implicazioni non solo in termini economici, – si stima infatti che il valore dello spreco alimentare sia pari a 1200 miliardi di dollari – ma anche ambientali e sociali. 

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Perché?

Il modo in cui smaltiamo il cibo innesca una catena di conseguenze problematiche per il delicato ecosistema del nostro pianeta, in particolare lo spreco alimentare è responsabile del 10% delle emissioni di gas serra, che contribuiscono in maniera significativa ai cambiamenti climatici. Oltre alle problematiche di carattere ambientale, è necessario considerare anche l’impatto che queste hanno sulla sicurezza alimentare, ma anche sul futuro delle prossime generazioni.

Parliamone…

Un problema complesso e globale, quindi che in Europa coinvolge tutta la filiera, dalla produzione (11%), lavorazione (19%), distribuzione e retail (5%), esercizi commerciali (12%) fino all’ambiente domestico (53%).** Quest’ultimo dato denota come una maggiore informazione e sensibilizzazione sul tema sia fondamentale per cercare di ridurre questo problema e il suo impatto ambientale. 

Ma visto che parliamo di un problema globale, quale parte del mondo spreca di più?

Innanzitutto, è importante distinguere tra “perdite alimentari” e “spreco alimentare”.

Le perdite alimentari si riferiscono a quel cibo che viene scartato o perso dalla produzione alla lavorazione (nelle fasi di produzione, stoccaggio e lavorazione, incluso il trasporto), mentre lo spreco alimentare si riferisce a quel cibo che viene scartato dalla distribuzione alla tavola (nelle fasi di distribuzione e consumo).

Questo cosa comporta?

Lo spreco alimentare è un fenomeno globale in quanto interessa tutti i paesi e tutti gli stadi della filiera alimentare. Fornire una stima esatta dei livelli di sprechi e perdite alimentari, non è semplice, a causa della mancanza di dati puntuali soprattutto in certe zone del mondo. Secondo i dati della FAO pubblicati nel 2011, la maggior parte dello spreco alimentare si concentra nei paesi industrializzati come Europa, Nord America e parte dell’Asia. Qui, più del 40% del cibo viene sprecato a livello di distribuzione e consumo. 

E nell’altra metà del mondo?

Nei paesi in via di sviluppo, come Africa, Sud Est Asiatico e Sud America, invece più del 40% dello spreco avviene nelle prime fasi della filiera alimentare, come produzione, stoccaggio e lavorazione.*** Secondo gli ultimi dai pubblicati dall’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) però, i dati dello spreco alimentare, soprattutto a livello domestico, sarebbero convergenti sia per quanto riguarda i paesi industrializzati che per quanto riguarda i paesi in via di sviluppo, con un ampio margine di riduzione anche per questi ultimi.****

Altri dati?

È stato inoltre stimato dalla FAO che l’impronta di carbonio (carbon footprint), del cibo che viene prodotto ma non verrà mai consumato, è pari a 3.3 giga tonnellate di CO2 equivalenti. Se lo spreco alimentare fosse considerato come un paese, sarebbe il terzo per emissioni dietro Stati Uniti e Cina. 

Che soluzione proponete?

Too Good To Go è un’applicazione che nasce in Danimarca, a Copenaghen, nel 2015. L’idea proviene da un gruppo di studenti che si stupiscono davanti alla quantità di cibo che viene gettata ai buffet degli eventi universitari. 

E dunque…

E dunque ecco la premessa dell’app: fornire a tutti uno strumento semplice e intuitivo per combattere lo spreco alimentare, attribuendo nuovo valore ai prodotti che gli esercenti commerciali non sono riusciti a vendere nell’arco della giornata lavorativa. 

Nella pratica?

Il negoziante ha la possibilità di proporre a fine giornata le Magic Box, sacchetti a sorpresa contenenti la produzione invenduta che non può essere rimessa in vendita il giorno seguente, ma “troppo buona per essere buttata”. Gli utenti, allo stesso modo, hanno l’opportunità di acquistare prodotti ancora ottimi a un terzo del prezzo commerciale, oltre che conoscere nuovi locali. 

Conviene a tutti, insomma.

È per questo che il modello di business viene definito un sistema win-win-win, perché vincono tutti: l’esercente commerciale, che attraverso l’app evita di sprecare i prodotti rimasti invenduti e ottiene un piccolo ricavo sulla produzione che in altro modo andrebbe persa; l’utente, il quale ha la possibilità di acquistare, e dunque salvare, alimenti ancora freschi a prezzi ridotti; ma soprattutto l’ambiente, perché ogni Magic Box salvata permette di evitare l’emissione di 2.5 kg di CO2e (calcolo su base del metodo individuato dalla FAO 1kg di cibo=2.5kg di CO2e emesse nell’atmosfera). 

Come sta andando?

Ed è proprio grazie alla scalabilità e alla flessibilità del modello che in soli 6 anni l’app si è diffusa in 15 Paesi europei, negli Stati Uniti e in Canada e ad oggi conta circa 56 milioni di utenti, più di 114mila negozi aderenti e oltre 130 milioni di Magic Box vendute. In Italia, Too Good To Go da marzo 2019 è stata lanciata ufficialmente in più di 600 comuni e nelle principali città italiane, con 22.000 negozi aderenti, più di 8 milioni di box vendute e oltre 6 milioni di utenti registrati. 

Altre vostre attività?

Etichetta Consapevole, con cui abbiamo voluto sensibilizzare e informare i consumatori circa la differenza e la corretta interpretazione delle diciture “da consumarsi entro” (la data di scadenza, per cui consumare il prodotto, passata la data in etichetta, potrebbe rappresentare un rischio per la salute) e “da consumarsi preferibilmente entro” (il termine minimo di conservazione o TMC, che rappresenta un indicatore di qualità, per cui, se conservato correttamente, il prodotto può essere consumato in sicurezza anche dopo la data indicata, ma potrebbero venire meno alcune proprietà organolettiche come gusto, aroma, fragranza). 

Nel senso che viene male interpretata?

Sì, la scorretta interpretazione di queste diciture, infatti, è causa del 10% degli sprechi alimentari a livello europeo, l’equivalente di 9 milioni di tonnellate di cibo*****. Quindi, insieme ad alcuni importanti player stiamo implementando un’ulteriore specifica in etichetta dei prodotti che presentano la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”, attraverso la frase “SPESSO BUONO OLTRE” e alcuni pittogrammi (OSSERVA, ANNUSA, ASSAGGIA) che spieghino al consumatore che dopo la data “preferibile” il prodotto non è da gettare indiscriminatamente, ma ne vanno verificate le qualità (anche) attraverso i propri sensi. 

E’ attiva questa iniziativa? E come sta andando?

L’iniziativa è stata lanciata in Italia nel 2021 con 11 partner attivi e ha coinvolto 10 milioni di prodotti presenti sugli scaffali con l’Etichetta Consapevole nel corso dell’anno. Nel 2022, grazie all’impegno di 12 nuovi partner e per un totale di 23 aziende aderenti al progetto, miriamo a raggiungere 50 milioni di confezioni con Etichetta Consapevole in commercio solo in Italia.

Note:

*WWF, 2021

**Eu Fusions, 2016

***FAO, 2011

****UNEP, 2021
*****European Commission, Market study on date marking and other information provided on food labels and food waste prevention, 2018.

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