Tre domande ad Alessandro Cerofolin, dirigente della Direzione generale delle foreste e direttore degli alberi direttore degli alberi monumentali e dei boschi vetusti d’Italia e autore del libro: Le meraviglie dei boschi italiani. Guida sentimentale al patrimonio forestale (edito da Altra Economia)
Come stanno i nostri boschi?
I boschi italiani sono molto estesi, molto diversi, molto belli, molto complessi, crescono in modo costante e uniforme su tutto il territorio nazionale e al tempo stesso sono fragili ed esposti a tante criticità. L’Italia forestale, da un punto di vista produttivo e selvicolturale, è un paese ricco di boschi poveri e poco utilizzati (ossia, poco tagliati) mentre da un punto di vista naturalistico è un paese ricco di boschi pieni di biodiversità vegetale, animale e paesaggistica. Da questo punto di vista l’Italia vanta il patrimonio forestale più bello, più vario e più ricco di biodiversità d’Europa. La crescita dei boschi italiani, che hanno raggiunto gli 11,1 milioni di ettari (pari al 37% del territorio nazionale), è in sé una bella notizia di cui andare orgogliosi in Europa, ma questa avanzata del bosco, poiché è incontrollata e non gestita, frutto dell’abbandono delle zone interne della nazione e della incomprensibile soppressione del Corpo forestale dello Stato, porta con sé una serie di conseguenze vaste e complesse, tra cui gli incendi boschivi fuori controllo e il dissesto idrogeologico, con frane, smottamenti e alluvioni.
Quali sono quelli più a rischio?
Tutti i boschi sono a rischio. Rischio per gli incendi boschivi e per la siccità prolungata e non solo.
Rischio per le malattie fitosanitarie e attacchi di parassiti. Rischio per il dissesto idrogeologico, quindi frane, smottamenti e valanghe. Rischio per gli uragani e le tempeste, come è avvenuto nell’ottobre 2018 nelle foreste del Nord Est con la Tempesta Vaia che distrutto migliaia di ettari di boschi conifere (prevalentemente abeti rossi e larici). Rischio per l’incuria e i mancati controlli, soprattutto da quando è stato disciolto il Corpo forestale dello Stato, oggi smembrato tra Carabinieri, Vigili del fuoco, Polizia di Stato, Guardia di finanza e Direzione generale delle foreste presso il MASAF. Un bosco ben curato, gestito in modo sostenibile e secondo i principi della selvicoltura naturalistica offre ai cittadini migliori servizi ecosistemici e una fruizione più piacevole. Un bosco non gestito, senza cura per le strade forestali destinate ai mezzi di soccorso, senza manutenzione delle opere di sistemazione idraulico forestali, senza diradamenti selvicolturali e interventi fitosanitari, senza una rete sentieristica, è bosco non frequentabile dai cittadini, è esposto a incendi fuori controllo per l’impenetrabilita’ dei mezzi antincendio e per l’enorme biomassa in esso presente ed è soggetto a frane e smottamenti.
Cosa si deve fare per valorizzarli?
La valorizzazione dei boschi italiani passa per l’attuazione completa del nuovo Testo unico forestale (TUF) e dei suoi decreti attuativi. Il Testo unico forestale rappresenta la nuova legge quadro nazionale in materia di boschi e filiere forestali, introduce innovativi approcci concettuali, come per es. la nuova definizione giuridica di bosco, prevede nuovi strumenti operativi, come la pianificazione forestale e la gestione forestale sostenibile e prevede l’attuazione di una nuova Strategia forestale nazionale in cui vengono definiti gli indirizzi nazionali per la tutela, la valorizzazione e la gestione sostenibile del patrimonio forestale italiano e per lo sviluppo del settore forestale e delle sue filiere produttive. In pratica, la Strategia forestale delinea in modo dettagliato e programmatico il futuro dei boschi italiani, al fine di portare l’Italia ad avere foreste estese e resilienti, ricche di biodiversità, capaci di contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici e di offrire maggiori servizi ecosistemici gratuiti ai cittadini.
Infine, per la valorizzazione (e per una maggiore tutela) delle nostre foreste serve ripristinare un Servizio forestale nazionale, ad ordinamento civile oggi mancante in Italia.