Ma la pasta è una specificità italiana? Se sì, da quando?
Sì, la pasta è presente nei ricettari siciliani fin dal medioevo e dalla seconda metà del ‘600 anche a Napoli, ma solo dopo la Prima guerra mondiale la pasta comincia diventare un piatto nazionale: gran parte degli italiani ha scoperto la pasta in America dove veneti, lombardi, laziali, piemontesi sono entrati per la prima volta in contatto con napoletani e siciliani. Resta il fatto che la grande varietà di piatti che registriamo oggi è sicuramente figlia del benessere raggiunto nel secondo dopoguerra, fino a quel momento gli italiani hanno mangiato poco, male e in maniera monotona, basti pensare alla diffusione della pellagra in tutto il nord Italia (Alberto Grandi).
Quanta pasta consumiamo in Italia?
In Italia ne consumiamo, in media, tra 23 e 24 kg all’anno a persona. Ovviamente nazioni più popolose della nostra possono comunque consumarne di più (a scala nazionale) sebbene abbiano un consumo procapite inferiore ed entrambe le variabili hanno un diverso significato dal punto di vista economico, della salute e ambientale. Nei fatti, mangiamo in larga maggioranza pasta secca. Voglio anche sottolineare che con 1 kg di frumento duro non è possibile fare 1 kg di pasta. Nei fatti il frumento e la pasta secca hanno circa la stessa umidità, ma normalmente per la consueta pasta non integrale utilizziamo solo una quota del chicco del frumento. Circa il 60-70%, quindi con un kg di frumento, generalmente, viene fatto al massimo 600-700 g di pasta secca. Ovviamente la parte non utilizzata (prevalentemente crusca) viene destinata ad altri usi alimentari umani o, prevalentemente, zootecnici e di mangimi e foraggi abbiamo pure una forte importazione dall’estero. (Sergio Saia)
Per quanto riguarda invece la questione grano italiano?
Beh, il ritornello del “grano italiano” è bello (io stesso vengo da una famiglia di produttori di grano duro), ma piaccia o meno agli agricoltori, non abbiamo affatto tutto il frumento duro (e nemmeno il tenero!) che ci serve per i nostri usi: pastificazione, panificazione, altri prodotti da forno e anche per la semina. E da qualche tempo, esistono anche varietà di frumento tenero da biomassa, quindi le esigenze potrebbero aumentare magari a discapito di altre colture (Sergio Saia).
E qualche aneddoto sulla pasta
Probabilmente il caso più famoso è quello della carbonara, ma ormai la storia di questo piatto, nato dopo la Seconda guerra mondiale con ingredienti forniti dai soldati americani, è nota e completamente sdoganata. Fino a qualche anno fa si raccontava ancora la leggenda dei carbonari che fin dal medioevo scendevano a Roma con la pancetta, pardon il guanciale, e le uova; da qualche parte si legge ancora questa storiella, ma diciamo che l’operazione verità si è imposta.Poi ci sarebbero anche i tortelli di zucca, il cui primato è conteso tra Mantova e Ferrara nel nome di Isabella d’Este: a Ferrara dicono che Isabella ha imparato a farli a Ferrara dove è nata e ha portato la ricetta a Mantova dopo il matrimonio con Francesco II Gonzaga, i mantovani, al contrario, sostengono che li abbia conosciuti a Mantova e poi abbia spedito la ricetta alla sua famiglia a Ferrara. Il problema è che all’epoca di Isabella, la zucca doveva ancora arrivare in Italia… Non vorrei toccare un monumento sacro, ma anche la Pizza Margherita con il famoso viaggio della regina d’Italia a Napoli nel 1889 non c’entra assolutamente nulla; a nessuno sarebbe mai venuto in mente di offrire o di dedicare a una regina un cibo così popolare come la pizza, che per altro era sempre bianca, con olio, aglio e formaggio (Alberto Grandi).