Tre domande ad Antonella Garofalo che vive e lavora in Ghana, e da anni si occupa, dall’interno, di migrazioni e di politiche migratorie.
Mi descrivi un quadro delle rotte migratorie?
La maggior parte dei migranti in Europa provengono da diversi paesi africani, tra cui: Nigeria, Senegal, Mali, Gambia, Guinea, Eritrea, Somalia, Etiopia, Sudan, Congo, Ghana, Marocco e Tunisia. Questi paesi possono essere identificati come i principali paesi di origine dei migranti in Europa, ma ci sono anche migranti provenienti da altri paesi africani.
Una domanda che noi in Italia ci facciamo spesso è: ma i migranti sanno cosa li aspetta? Il viaggio massacrante, i campi di detenzioni in Libia, la possibilità di rimpatrio… voglio dire queste informazioni circolano nei paesi di provenienza? Per potere valutare la convenienza o meno della loro decisione?
Sì, è vero che gli italiani si pongono molte domande in merito all’informazione e ai pericoli che attendono gli immigrati prima di partire. É opportuno dire che molti migranti (da Siria, Somalia, Afghanistan) non hanno tempo di poter pensare e riflettere sulle modalità e sui pericoli del viaggio. Per esempio, scappare dalla guerra e proteggere la vita della famiglia è la prima soluzione e spesso quella che uno sceglie. Comunque, dagli studi sulla migrazione vengono identificati due tipi di fattori. La spinta interna, chiamata anche Push factor, e cioè la fuga da situazioni di guerra, violenza o persecuzione nei loro paesi d’origine, povertà estrema, o ancora, discriminazione e abusi. Poi ci sono i Pull factors e cioè la possibilità di trovare lavoro con un salario più alto e migliori condizioni di lavoro rispetto ai loro paesi d’origine, quali protezione e sicurezza: la fuga da situazioni di pericolo o conflitto nei loro paesi d’origine. Accesso a servizi di base: come cure mediche di qualità e istruzione per i loro figli. Opportunità di integrazione sociale: la possibilità di vivere in una società più aperta e inclusiva. Regole giuridiche più eque: la possibilità di ottenere protezione giuridica e giustizia nei casi di discriminazione o abuso. In ogni caso va detto che, tornando alla domanda, non è possibile generalizzare le conoscenze che i migranti hanno sulla situazione in Italia, poiché ciò può variare a seconda della loro provenienza, delle loro esperienze personali e delle loro fonti di informazione. Tuttavia, alcuni migranti possono avere informazioni sulle opportunità e le sfide che potrebbero incontrare in Italia, in Europa mentre altri potrebbero avere aspettative infondate o false. Per il caso specifico dei migranti di origine africana che vengono in Italia, tanti sono a conoscenza delle difficoltà e dei rischi associati al viaggio verso l’Italia, l’Europa, compresi la tratta di esseri umani, la detenzione in campi in Libia e la possibilità di essere respinti o rimpatriati. Ciò nonostante, alcuni migranti possono essere disinformati o sottovalutare questi rischi, la maggior parte sa a cosa va incontro pur di scappare da guerre o situazione disastrose. Pull factor identifica le condizioni che attraggono un individuo o un gruppo umano che è spinto a muoversi per raggiungerle. In breve, i Push Factors sono le motivazioni o le circostanze che spingono i migranti a lasciare il loro paese d’origine.
Dalla tua esperienza nella gestione della migrazione in Italia e a livello internazionale, quali possono essere delle possibili piste di soluzione per una migrazione per l’Europa ma anche per l’Africa?
Intanto occorre dire che la povertà estrema e il degrado ambientale spesso ostacolano la mobilità, lasciando i migranti bloccati, quasi intrappolati e in fuga. Si stima che nei prossimi anni l’immigrazione dovrebbe aumentare in modo significativo, soprattutto per i gruppi più vulnerabili a causa dell’accesso limitato a risorse come acqua e terra o calamità naturali, nonché guerre e crisi, dalla repressione, difficoltà politiche ed economiche. Diciamo che ci sono soluzioni a lungo termine che tengano conto della situazione specifica di ogni paese e regione coinvolta. In sintesi, bisognerebbe ridurre i conflitti armati, la guerra e la violenza che spingono molte persone a fuggire dai loro paesi. Promuovere l’istruzione nel paese di origine per migliorare la qualità dell’informazione, del lavoro, delle competenze professionali, creare opportunità di lavoro (come la promozione delle attività commerciali e l’imprenditorialità) e ridurre i flussi migratori. Migliorare le condizioni socioeconomiche (riducendo la spinta all’immigrazione) e dell’assistenza sanitaria nei paesi di origine. Promuovere la cooperazione internazionale tra Paesi di origine, transito e destinazione attraverso politiche comuni e la condivisione delle migliori pratiche. Sarebbe poi necessario incrementare più canali d’immigrazione regolare, semplificare le procedure di immigrazione, visti per lavoro, studio, ricongiungimento familiare, aumentare le quote annuali dei lavoratori stagionali e non, regolarizzare la circolazione degli immigrati sul territorio nazionale. Facilitare l’integrazione dei migranti nelle società di destinazione attraverso l’accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria, all’eliminazione delle barriere linguistiche e della discriminazione e la lotta allo sfruttamento. Combattere le reti di tratta di esseri umani: è fondamentale per proteggere i migranti vulnerabili e garantire il rispetto dei loro diritti. Ciò può essere ottenuto attraverso la cooperazione internazionale, aumentare le possibilità di migrazione attraverso canali regolari e ufficiali, la condivisione delle informazioni e la lotta alla criminalità organizzata. Promuovere la solidarietà condividendo la responsabilità nella gestione dei flussi migratori e promuovendo politiche comuni a livello europeo.