L’agronomo Fermando Antonio Di Chio ci racconta le qualità di alcune piante biocide
Quando ero ancora uno studente e mio padre esperto cerealicoltore, ho vissuto un’esperienza che oggi che sono un agronomo navigato, mi è tornata in mente.
In pratica all’epoca, parliamo degli anni 80, non esistevano molte alternative al diserbo chimico, rappresentato da poche molecole non particolarmente efficaci ed allora mio padre su un appezzamento di circa 5 ettari in cui era evidente una forte infestazione di avena selvatica ed altre graminacee, decise, nel successivo anno, di coltivare foraggio. Per tale motivo, dopo il grano, in ottobre seminò un mix di avena e veccia che poi sfalciò in piena fioritura, destinandolo ad allevatori locali.
L’intento lo compresi solo dopo aver visto la produzione di frumento nell’anno seguente al foraggio, il campo non presentava infestanti e produsse più di altri grazie all’azoto organico presente.
Oggi comprendo pienamente la sua scelta, infatti lo sfalciare il foraggio in piena fioritura dell’avena fece in modo che anche l’avena selvatica non andasse a seme e questo in qualche modo permise a mio padre di contenere la forte infestazione, oltre ad un arricchimento in azoto organico del suolo.
Ora che sono responsabile Sud per SIS Società Italiana Sementi, questo episodio della mia adolescenza mi è tornato in mente in quanto, nella realtà in cui opero, la resistenza delle infestanti ai diserbi è acclamata e provoca numerosi problemi e la mia azienda ha in catalogo varie essenze biocide.
Per questo motivo, anche grazie al contributo del CREA-CI di Foggia, ho iniziato a utilizzare tali essenze in sostituzione delle classiche da sovescio (favino, veccia), facendo in modo che si crei competizione tra infestanti e biocide riducendo la presenza delle infestanti resistenti che vengono sovesciate con le biocide, facendo in modo che oltre all’arricchimento in sostanza organica ci siano altri vantaggi che solo le biocide danno e che ora andrò ad esporre.
Le essenze biocide,sono rappresentate in maggioranza da Brassicacee, con una peculiarità che le rende utili in un’ottica di agricoltura sostenibile, tali essenze (Brassica juncea, Rafano, Senape, Facelia e almeno altre venti specie), sono in grado di accumulare al loro interno delle sostanze dette Glucosilonati, la cui peculiarità è quella di avere un’azione di controllo sui principali funghi patogeni del suolo e sui nematodi.
Molti del resto ricorderanno che un tempo, quando nella barbabietola da zucchero c’era una forte infestazione di nematodi, si consigliava un sovescio di Rafano, il quale funge da pianta esca per il nematode che attratto dagli essudati radicali si incista nel Rafano e lì muore a causa appunto dei glucosilonati.
Memore dell’esperienza di mio padre e dell’uso del rafano nelle rotazioni con barbabietola, ho iniziato a interessarmi sempre maggiormente a queste essenze, con risultati sorprendenti e grazie anche alla disponibilità della mia azienda, ho iniziato a testare dette piante in vari areali e su diverse colture.
Ciò ha portato ad un uso sempre maggiore di tali piante, come coltura da sovescio, tanto che è ormai uso comune nella zona del foggiano far precedere alla coltivazione di pomodoro da industria miscugli di tali specie (seminate ad ottobre e sovesciate in primavera), così da avere terreni in cui ci sarà stato non solo un arricchimento di biomassa, ma anche una “fumigazione naturale” che allontanerà nematodi e funghi patogeni.
I principali benefici nell’uso di tali essenze (che a mio modesto parere possono essere considerate un ottimo mezzo di lotta per un’agricoltura sostenibile e perché no anche per chi vuole perseguire i dettami dell’agricoltura biologica),sono rappresentati da un forte arricchimento in sostanza organica del suolo, considerando che un ettaro di Rafano produce fino a 562 kg di biomassa con un apporto di circa 120 kg di azoto organico, non molto differente dal favino che produce meno biomassa, circa 500 kg, ma più azoto organico (essendo un azoto fissatrice)ossia fino a 150 kg.
Però, perché c’è sempre un però, le essenze biocide a fronte di un più “esiguo” apporto di azoto organico, hanno numerosi vantaggi ossia: in primo luogo l’azione fumigante che permette di ottenere un controllo dei nematodi e dei funghi patogeni terricoli, ma ancora la loro peculiarità è il rapido accrescimento, infatti nell’arco di circa venti giorni un campo di brassica è completamente sviluppato, soffocando letteralmente altre piante o inibendo la germinazione dei semi di altre piante.
I benefici però non si limitano a queste due importanti componenti, poichè le semine fatte con l’aiuto di alcuni tecnici di OP pomodoro, ci hanno dimostrato che esiste un effetto repellente di dette piante nei confronti degli elateridi, insetti terricoli, che danneggiano le giovani piante di pomodoro, insetti per i quali possono essere usati principi attivi distribuiti nel suolo (geodisinfestanti), ma che stanno via via scomparendo a causa della nuova politica europea. Sempre su pomodoro poi, abbiamo notato un azione di contenimento dell’orobanca pianta parassita che a volte arriva a compromettere la produzione in numerose colture orticole.
A tutte queste loro proprietà, si aggiunge un aspetto che venne discusso nel 2022 ad un convegno organizzato ad Osimo dal Crea, in tale occasione venne reso noto uno studio condotto in Germania e visibile su PLOS ONE, intitolato “More than 75 percent decline over 27 years in total flying insect biomass in protected areas” pubblicato il 18 ottobre 2017
In detto studio si evidenzia che in 27 anni in 63 aree di protezione naturale in Germania (96 combinazioni uniche località-anno) si è stimato un calo stagionale del 76% e un calo a metà estate dell’82% nella biomassa degli insetti volanti nei 27 anni di studio.
Nel corso dello stesso convegno la d.ssa Bagatta evidenziava che se i “pesticidi” incidono sulla riduzione dei pronubi per il 12,6%, è l’agricoltura intensiva che con il 32% di incidenza a determinare una forte riduzione di insetti. Questo in qualche modo ci aiuta a comprendere che il terrorismo a carico dei principali agrofarmaci usati in agricoltura, accusati di favorire la moria dei pronubi è un falso problema, rispetto alla monocoltura.
In effetti se penso alla mia Puglia e in particolare alla provincia di Foggia, in piena estate la presenza di fiori è esigua e ciò a tutto svantaggio dei pronubi, considerando le specie coltivate (frumento e pomodoro principalmente).
Un ulteriore motivo quindi questo per incentivare l’uso di essenze biocide notoriamente altamente pollinifere e nettarifere.
Per concludere vorrei quindi fare una rapida riflessione sulla nuova PAC che pur avendo suscitato numerose polemiche, presenta al suo interno misure (ecoschemi) che incentivano questo tipo di colture, con l’intento principale di salvaguardare l’ecosistema, ma sono nel contempo in grado di rappresentare un beneficio per chi inserisce nei propri piani colturali dette essenze.