Innovazione e ambiente vanno a braccetto, per forza, perché solo con la tecnologia si riesce a mettere a regime l’economia del riciclo, presa a manifesto dalle politiche pubbliche così come dalle gestioni private.
Il Green Book, pubblicato annualmente dalla Fondazione Utilitatis di Utilitalia, fa il punto sulla gestione rifiuti in Italia e in Europa. L’edizione 2022, pubblicata in occasione della Giornata Mondiale della Terra, il 22 aprile scorso, dedica un focus all’import export italiano di rifiuti (elaborato da Ispra), e anche qui risulta che la questione innovazione rimane determinante.
Ma ecco i principali dati che emergono dal rapporto:
La Banca mondiale prevede che nei prossimi quarant’anni il consumo complessivo di risorse quali le biomasse, i combustibili fossili, i metalli e i minerali raddoppierà, e parallelamente la produzione annuale di rifiuti aumenterà del 70% entro il 2050. Le Nazioni Unite stimano che entro il 2050 il mondo consumerà risorse pari alle risorse di tre pianeti.
L’economia circolare è un modello produttivo che punta all’eliminazione dell’utilizzo di materie prime vergini per la produzione di beni e la fornitura di servizi, sostituendolo con l’utilizzo sostenibile di materie prime seconde, in un contesto di totale ripensamento dei modelli di business attuali nella direzione della minimizzazione degli sprechi di materia ed energia.
La produzione italiana di rifiuti urbani e assimilati nel 2020 è ammontata a circa 29 milioni di tonnellate, in calo rispetto al 2019 a causa dell’emergenza relativa al Covid-19 che, per effetto della chiusura di numerosi esercizi commerciali, ha determinato una diminuzione di oltre 1 milione di tonnellate.
Il tasso di effettivo riciclaggio dei rifiuti urbani è compreso tra il 54,4% (utilizzando la Metodologia 2 della Decisione 2011/753/UE inizialmente adottata dall’Italia) e il 48,4% (usando la metodologia 4 che considera i rifiuti urbani senza distinzioni merceologiche), in entrambi i casi al di sopra della media europea del 47,8%. Il conferimento in discarica è stimato al 20%, un valore leggermente migliore rispetto alla media europea del 23%.
Mettendo in relazione i quantitativi raccolti e avviati agli impianti di trattamento in ciascuna area geografica per la frazione organica, è evidente la profonda differenza tra le ripartizioni geografiche sia a livello di quantitativi trattati, sia a livello di tipologia di trattamento effettuata. Resta importante il deficit impiantistico al Centro-Sud, dove i quantitativi di rifiuti raccolti superano quelli trattati, e dove il ricorso alla discarica rimane ancora la principale destinazione (oltre il 60% per il rifiuto urbano residuo).
Nel 2020 sono state esportate oltre 4,2 milioni di tonnellate di rifiuti (4,4 milioni nel 2019) a fronte di un’importazione di circa 7 milioni di tonnellate (nel 2019 erano 7,2 milioni). Tra i rifiuti urbani esportati, molti sono quelli prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti urbani, mentre tra i rifiuti urbani importati, le principali categorie sono rappresentate da vetro e plastica: da qui si evince che i rifiuti urbani importati in Italia sono destinati totalmente al recupero di materia, per alimentare l’industria manifatturiera nazionale, mentre oltre il 36% di quelli esportati è destinato a recupero energetico, ad ulteriore conferma del deficit impiantistico che affligge il paese.
Secondo i dati Eurostat, negli ultimi anni il volume di investimenti nel settore rifiuti è cresciuto costantemente raggiungendo il massimo nel 2019 con circa 19,3 miliardi di euro. In quest’ottica, dal PNRR può nascere un’opportunità soprattutto con l’ambito di intervento n.1, orientato a “migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare” (dotazione finanziaria di 2,1 miliardi di euro) e n. 3 dedicato a “sviluppare progetti integrati” (dotazione finanziaria di 370 milioni di euro), contenuti nella componente del piano M2C1, dedicata all’economia circolare e agricoltura sostenibile. Gli investimenti contenuti in questa componente del PNRR mirano a incentivare la circolarità delle risorse e, nello specifico, a migliorare i sistemi di raccolta e gestione dei rifiuti in tutto il territorio nazionale, contribuendo a ridurre quel service divide italiano.
Nel 2022 è stata pubblicata dal MITE la proposta di Programma nazionale di gestione dei rifiuti (PNGR), che costituisce una delle riforme strutturali per l’attuazione del PNRR a sostegno dei 2 ambiti di intervento descritti in precedenza. Tra gli obiettivi del PNGR c’è l’individuazione e il superamento dei gap gestionali e impiantistici che caratterizzano il settore.