Quando si parla di agricoltura si parla sempre di cose antiche, soprattutto quando si affronta il tema agrofarmaci. Invece sono tanto cambiati e ancora cambieranno. Marco Trevisan, Preside della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali di Piacenza ce lo spiega.
Tra i nuovi agrofarmaci vanno annoverati quelli che inducono resistenza. Significa che stimolano la capacità delle piante di resistere agli attacchi dei patogeni. Tuttavia, i suddetti prodotti se non vengono utilizzati al momento giusto, non hanno nessuno effetto, dunque è fondamentale conoscere i cicli fisiologici. E questo per quanto riguarda i nuovi prodotti. Ma anche quelli tradizionali non sono più così tradizionali. In parte perché spesso vengono applicati nell’ambito dell’agricoltura di precisione, quindi trattamenti mirati solo quando è necessario e non certo a calendario come si faceva un tempo. In parte perché ci sono nuove macchine che permettono di riutilizzare gli agrofarmaci che non raggiungono il target (non disperdere gli agrofarmaci è il primo comandamento), quindi riepilogando in questo campo innovazione significa: nuovi prodotti che stimolano le resistenze delle piante, macchine che limitano la dispersione degli agrofarmaci e infine integrazione sempre più precisa tra pianta e agrofarmaco: trattare quando è necessario.