L’ultimo Green Book prodotto da Utilitatis (la fondazione di Utilitalia), mette in luce tra le altre cose che le crisi pandemica e geopolitica degli ultimi anni hanno enfatizzato la debolezza e la scarsa sostenibilità delle catene di approvvigionamento delle materie prime a livello globale, e hanno reso necessaria l’adozione in Europa di iniziative urgenti, soprattutto in merito a quelle materie prime strategiche per la transizione energetica, la mobilità elettrica e la transizione digitale, e che sono importate, praticamente, al 100% da fuori dall’Europa e prodotte in pochi Paesi che ne determinano il mercato a livello globale.
Infatti, si legge nel rapporto pubblicato a inizio giugno, a livello europeo a partire dal 2011 ogni tre anni viene stilato e aggiornato l’Elenco delle materie prime critiche (Critical Raw Materials – CRM) definito sulla base della loro importanza per specifici settori economici e del rischio di approvvigionamento, fattore legato alle condizioni di stabilità politica ed economica dei paesi produttori, al potenziale di sostituibilità e al suo grado di riciclaggio.
Le materie prime critiche individuate nella lista più recente (16 marzo 2023) sono 34, tra cui ci sono 16 materie prime strategiche (Strategic Raw Materials – SRM): bismuto, boro, cobalto, rame, gallio, germanio, litio, magnesio, manganese, grafite naturale, nickel, PGM, REE, silicio metallico, titanio, tungsteno, perché determinanti per la transizione energetica e digitale.
La domanda delle materie prime critiche è in costante aumento, e in alcuni casi se ne stima una crescita quasi esponenziale nei prossimi anni. Ad esempio, si prevede un aumento della domanda di terre rare per le turbine eoliche, rispettivamente di 4,5 volte entro il 2030 e di 5,5 volte entro il 2050, e un aumento della domanda di litio per le batterie dei veicoli elettrici di 11 volte entro il 2030 e 17 volte entro il 2050.
Nel 2020 è stato lanciato un apposito Piano d’azione europeo sulle materie prime critiche, suddiviso in 10 punti che includono iniziative per l’approvvigionamento e l’uso sostenibile delle materie prime critiche e la costituzione dell’Alleanza europea per le materie prime a trazione industriale (European Raw Materials Alliance – ERMA), con l’obiettivo di individuare e supportare specifici progetti d’investimento per rafforzare le catene del valore delle materie prime, dall’estrazione mineraria al recupero e la progettazione del prodotto per un’economia circolare.
A livello italiano sono nate diverse iniziative sul tema delle materie prime critiche, e tra queste, quella di maggior impatto è il Tavolo Tecnico nazionale sulle Materie Prime Critiche operativo da gennaio 2021, e la Piattaforma italiana del fosforo, una tra le materie prime critiche più importanti in quanto necessaria per la vita, insostituibile e importata al 100% da fuori Europa.
Le città sono vere e proprie miniere urbane, tuttavia l’attuale sistema presenta molti limiti rispetto alla capacità di riciclare le materie prime critiche da prodotti a fine vita. In generale, in Europa la capacità di riciclaggio di alcune materie prime critiche è molto molto bassa, al di sotto dell’1% rispetto alla quantità potenzialmente riciclabile. Un esempio molto concreto di miniera urbana è rappresentato dai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), che contengono decine di materiali: metalli preziosi (Ag, Au, Pd, …), metalli di specialità (Cu, Al, Ni, Sn, Zn, Fe, …, In, Sb, Bi), materie prime critiche (terre rare, Co, Li, etc.), plastiche, vetro, ceramiche e molti altri.
Infine, va ricordato che bisogna investire nella realizzazione di impianti innovativi a basso impatto ambientale e ridotto consumo energetico, in grado di massimizzare il recupero selettivo delle materie prime critiche da prodotti complessi a fine vita (ad esempio mediante tecnologie idrometallurgiche).
I dati dell’articolo sono tratti dal Green Book 2023 pubblicato da Utilitatis e scaricabile qui