La prima cosa che notate quando esaminate il cammino delle piante di frumento dal 1900 al 1990, cioè dalla varietà Timilia (1900) ad Ofanto (1990) è la morfologia. La Timilia è molto alta, l’Ofanto è alta la metà di Timilia. In questo caso la differenza di altezza ha privilegiato la produzione, perché la pianta è meno soggetta al fenomeno dell’allettamento (il vento la piega e la produzione si perde) e consuma meno energie per alzarsi, concentrando le stesse energie per potenziare la granella.
Ma la differenza tra le piante non è solo morfologica e come dire, visibile, riguardano anche le diverse capacità produttive, le diverse capacità di resistere alle malattie e di adattarsi a determinati ambienti, quindi le piante cambiano e cambieranno ancora.
È la stessa logica delle automobili, dal 1900 al 1990 sono cambiate, e tutti noi siamo in grado di dire, nonostante le auto hanno sempre quattro ruote e un volante, quest’auto è diversa da quella uscita due anni fa. Dov’è la diversità? È dentro, cioè, una ha freni migliori, una ha un motore elettrico e così via. Stessa cosa per il frumento, la diversità sta dentro, riguarda i geni che promuovono le caratteristiche quantitative e qualitative: un genetista, un agronomo le riconosce.
La capacità produttiva in primis: se prendete piante che vanno dal 1900 al 1990 e le coltivate assieme, fianco a fianco, e date loro gli stessi nutrienti, vedete che producono diversamente. La differenza di produzione si aggira intorno alle 1.50/2 tonnellate/ettaro. La differenza è tutta nella diversa genetica, non nelle tecniche colturali. Difatti nella storia del grano, più del 50% dell’aumento produttivo è dovuto, appunto, alle tecniche genetiche (poi concimazione, meccanizzazione hanno fatto il resto).
Ma le varietà non esistono sono per differenziare e aumentare la produzione, ma anche perché ogni farina serve meglio uno scopo. La farina per produrre il taralluccio non è la stessa di quella usata per produrre il panettone. Dietro ogni prodotto c’è un tipo di farina e quindi un tipo di frumento particolare. Quindi, riassumendo, un frumento biscottiero per fare i biscotti è un frumento con poche proteine e con un glutine più debole. Mentre un panettone, una pizza, sono fatte con farine di forza, la farina Manitoba, per esempio ha una percentuale di glutine maggiore del 14%.
Ancora, l’orzo da birra è diverso dall’orzo da zootecnica, il pomodoro da industria non è lo stesso pomodoro da quello per il consumo fresco.
Dunque, tutto cambia. A questo punto domanda d’obbligo: le varietà tradizionali sono adatte ai nuovi scenari che il cambiamento climatico sta già portando e porterà a breve? Ovviamente no, i cambiamenti climatici sono una realtà e pensare di affrontarli ricorrendo solo alle varietà tradizionali è un modo di agire antiscientifico e illogico Perché se oggi è più caldo di ieri, allora non c’è una base logica che ci spinge a utilizzare varietà di ieri per affrontare i cambiamenti dell’oggi.
Quindi, quali varietà coltiveremo domani? Se siamo logici coltiveremo varietà migliori.
Accettare e promuovere i cambiamenti, testarli in campo, selezionare quello che funziona da quello che non funziona significa cantare con dolcezza e struggimento Todo Cambia tranne l’amore che ho per la sostenibilità e un ambiente migliore nel quale poter cantare.
Al min. 44.00 https://www.youtube.com/watch?v=Q_-5cNlIlZg