Roberto Defez,ci spiega perché è importate ascoltare i batteri. Che instaurano tra di loro un fitto dialogo, chimico, ovviamente, comunque fondamentale per capire le interazioni tra piante, batteri e noi stessi.
Eppure, a sentire le pubblicità – ci dice Roberto Defez- sembra che i nostri principali nemici siano proprio i batteri, contro di loro stiamo sempre in guerra: sono piccoli, sfuggenti, temuti e insidiosi. Quindi? Quindi vai con gli igienizzanti, collutori, detergenti per l’igiene intima e ambientale e poi sterilizzazioni, irraggiamento, congelamento e altre tecnologie tutte volte a uccidere senza quartiere l’esercito di pericolosi microbi. Poi quando passiamo a tavola ed ai piaceri del gusto, ci abbandoniamo a cibi fermentati da qualunque microrganismo che colonizza le nostre bevande predilette, dal vino alla birra, e poi il pane lievitato o i formaggi fermentati ed in fermentazione.
Questo per quanto riguarda la tavola. Vogliamo considerare il terreno? La terra è infatti l’incubatrice di un universo di microrganismi che si assiepano a centinaia di milioni per ogni singolo grammo di terreno coltivato: più batteri in un grammo di terreno che stelle in cielo, dicono alcuni massime che i microbiologi amano pronunciare.
Certo, alcuni sono dannosi o molto dannosi sia per gli esseri umani che per le piante, ma al tempo stesso senza i batteri anaerobi ospiti degli stomaci dei ruminanti, il ciclo della vita ed il flusso delle energie sarebbe reciso.
Energia appunto, sottolinea Defez: l’energia solare ci arriva per centinaia di milioni di Gigawatt sulla Terra (per paragone l’Italia produce un centinaio di Gigawatt l’anno) e una piccola parte viene convertita in energia chimica attraverso la fotosintesi clorofilliana. Un processo di cui sono capaci quasi solo le piante grazie a degli organelli cellulari specializzati: i cloroplasti. Ossia dei batteri. Batteri che non sanno più vivere liberi, ma che sono entrati a far parte del corredo di ogni cellula vegetale.
Capite il dialogo tra batteri? Osservate la fitta corrispondenza (energetica): l’energia catturata dai cloroplasti, viene resa disponibile da altri ex-batteri, i mitocondri che convertono le molecole sintetizzate nella fotosintesi in energia disponibile per la cellula. La suddetta, a sua volta, ben alimentata, produce più fusto, più foglie, più radici e più frutti e semi. Cibo per noi, ma…..
Ma noi esseri umani non digeriamo la lignina e pochissimo le erbe. Invece i batteri del rumine convertono fibre indigeste in amminoacidi e composti che nutrono gli animali, consentendo il flusso dall’energia solare ad una energia che (con un bicchiere di latte) arriva fino a noi. Noi, individui umani.
Un in-dividuo è, appunto, indivisibile. Certo può procreare, ossia far nascere assieme ad un altro individuo un nuovo essere, ma ognuno dei genitori conserva la propria individualità. E un individuo è composto di cellule, circa mille miliardi di cellule, tutte geneticamente identiche (in partenza).
Noi siamo portati a pensare che dentro ci sia tutto il progetto per fare una donna o un uomo: un vezzo di cui noi sapiens ci vantiamo, Ma è una storia molto ma molto parziale. Infatti, senza mille miliardi di microrganismi noi difficilmente riusciremmo a sopravvivere, ad alimentarci e a raggiungere sostanze indispensabili come vitamine e acidi grassi.
Ma non basta. La flora microbica intestinale può determinare buona parte dei nostri comportamenti. Basti pensare ad un esperimento in cui ratti spogliati dell’intera flora intestinale sono stati colonizzati da flora microbica umana di due tipi di individui: quelli (apparentemente) normali, e quelli affetti dallo spettro delle sindromi autistiche. I ratti colonizzati da queste ultime colonie di microbi, esibivano alcuni comportamenti tipici delle sindromi autistiche.
Questo non deve sorprendere – e qui Defez viene ai suoi studi- perché il metabolismo ha tratti comuni in tutti gli esseri viventi e sfruttando questa plasticità microbica, abbiamo campionato ed isolato batteri che colonizzano le radici di una vecchia e poco produttiva varietà di riso, un riso coltivato solo in africa sahariana: Oryza glaberrima.
Ma questi batteri sono stati capaci di colonizzare e alimentare anche le varietà di riso che noi italiani abbiamo adattato a sopravvivere in climi molto rigidi come quelli del novarese e vercellese, dove coltiviamo il riso asiatico, ossia un riso che nasce in aree tropicali.
E ora sappiamo che un ormone vegetale gioca un ruolo centrale nella buona alimentazione delle piante di riso. Un ormone che ha tanti cugini e parenti stretti con altre molecole che sono normali neuromediatori del sistema nervoso umano.
A conferma del fatto che tutto è connesso e tutto dialoga con gli altri organismi che incontra e facilitare il dialogo tra mondo microscopico e esseri umani e piante, può portarci enormi benefici alimentari e ambientali.