Partiamo dall’abc, perché si inventano nuove varietà? Di mais, per esempio.
Il miglioramento genetico del mais è da sempre un processo estremamente dinamico, dedicato allo sviluppo e all’immissione sul mercato di nuovi ibridi che presentino caratteri quantitativi e qualitativi migliorati rispetto alle varietà già esistenti sul mercato.Da qui un importante precisazione. Il miglioramento genetico comporta in realtà, come suggerisce il termine stesso, un miglioramento di quanto già esistente e non una creazione completamente “ex novo”.
Questo presupposto è fondamentale per comprendere come il lavoro del breeder consista nel rimescolare in nuove varietà geni già presenti nel proprio pool genetico di base e provare a integrare quelli mancanti anche attraverso lo scambio e l’utilizzo di linee e materiale genetico appartenenti ad altri pool genetici. Tutto questo processo si finalizza appunto nella creazione di nuove varietà migliorate.Tornando alla domanda “perché si inventano nuove varietà”, possiamo adesso definire più nel dettaglio quali sono ad oggi i caratteri principali di miglioramento: a) aumentare la produttività rispetto alla varietà in commercio; b) massimizzare la sanità del prodotto; c) incrementare la tolleranza agli stress biotici e abiotici, migliorare la qualità tecnologia della granella per usi speciali. Tutti questi elementi sono fortemente e positivamente correlati tra loro. Una prova di ciò è fornita da come l’aumento delle rese di mais per ettaro degli ultimi 30-40 anni sia dovuta principalmente a un aumento della densità di semina negli areali maidicoli grazie a varietà non solo più produttive ma anche più tolleranti e sane.L’obiettivo quindi principale del nostro lavoro è quello di fornire la massima produttività e stabilità di produzione per assicurare un reddito costante al produttore/agricoltore, un prodotto sano al consumatore e che risponda alle caratteristiche richieste dall’industria per la sua trasformazione.
Come si creano nuove varietà?
Il processo di “creazione” di un nuovo ibrido richiede step sequenziali e differenziati che permetteranno alla nuova varietà di entrare in commercio non prima di almeno 2-3 anni rispetto alla sua “ideazione”.È importante sottolineare che, quando parliamo di mais, tutte le varietà immesse in commercio sono ibride e quindi frutto dell’incrocio di due linee pure o “inbreds”; questo perché in questa coltura il fenomeno dell’eterosi (o vigore ibrido) permette una maggiore espressione nell’ibrido dei caratteri produttivi e quindi di resa, che è mediamente superiore al 120%, rispetto ai parentali che lo costituiscono. Un aiuto a tutto questo processo è sicuramente fornito dalla morfologia della pianta stessa (specie allogama a impollinazione anemofila) e la facilità nella produzione di seme ibrido rispetto ad altre colture cerealicole e no. Tornando agli steps fondamentali che permettono la creazione di una nuova varietà, il punto di partenza è l’incrocio, come dicevamo prima, di parentali geneticamente distinti, per la creazione di seme ibrido F1 che verrà poi messo in prova o testing. L’avvento negli anni 90 della tecnologia DH (double haploids) ha decisamente velocizzato questo processo di creazione, rispetto al breeding tradizionale per popolazioni segreganti, riuscendo oggi a creare nuove linee pure (che verranno poi utilizzate come parentali dell’ibrido) in un tempo medio non superiore all’anno e mezzo rispetto ai 3 anni circa richiesti col breeding tradizionale. Si capisce quindi come il punto fondamentale per la creazione di nuovi ibridi parta proprio dalla creazione di nuove linee pure che verranno poi incrociate tra di loro. Una volta creato il seme ibrido, questo andrà “testato” in campo non solo in ambienti diversificati ma anche per più annate al fine di verificarne il potenziale produttivo, la stabilità e misurarne l’interazione genotipo per ambiente per anno.Tutto questo si realizza attraverso una rete di prove parcellari estesa e con raccolta e analisi dati tramite software statistici in grado di indicare la bontà dell’ibrido rispetto a quanto presente nel mercato. Va sottolineato come ogni anno vengano creati e provati migliaia di combinazioni ibride diverse e che solo le migliori di queste riusciranno poi ad entrare definitivamente in commercio.I n aggiunta a questo processo tradizionale, ma fondamentale di creazione e testing, oggi sono disponibili anche tecnologie di molecular breeding (QTL, genomic selection), che permettono ancor di più di velocizzare il ciclo di creazione – selezione – inserimento sul mercato e di affinare ulteriormente la selezione.
Esempi di varietà migliorate che hanno incontrato il consenso dei consumatori, ma nessuno lo sa che sono varietà nuove?
Il miglioramento genetico è da sempre guidato dai caratteri da migliorare. Oltre ai caratteri quantitativi classici a sostegno del reddito dell’imprenditore agricolo, negli ultimi 30 anni è costantemente aumentato l’interesse del mais per un utilizzo alternativo rispetto alla sola alimentazione zootecnica (circa 15-20% del consumo nazionale di granella). In questa diversificazione un ruolo chiave è stato giocato dall’industria che, utilizzando i prodotti agricoli con determinate caratteristiche qualitative e tecnologiche, ha determinato la domanda di commodities volte a soddisfare il loro stesso fabbisogno di materie prime.I prodotti finali trasformati dall’industria incontrano il consenso dei consumatori grazie alle loro caratteristiche qualitative intrinseche, indipendentemente dalla conoscenza delle varietà seminate dall’agricoltore. Numerosi sono i settori d’impiego in cui vengono utilizzate varietà di mais geneticamente migliorate e selezionate come “specialties”; tra questi vanno sicuramente citati:
– Filiera dell’amido e derivati (amiderie)
– Produzione di gritz tramite macinatura per prodotti quali corn-flakes e birra
– Produzione di estrusi, pasta e alimenti senza glutine
– Estrazione di olio di mais ricco di acidi grassi polinsaturi essenziali (OMEGA-6)
– Produzione di etanolo come biocombustibile- Produzione di bioplastiche