Cosa sta succedendo (se sta succedendo) all’agricoltura per effetto del cambiamento climatico?
L’agricoltura a scala globale è stata investita da profondi cambiamenti che generano sempre più stress alle piante. Tra queste, oltre alle attuali carenze idriche, ci sono anche eccessi idrici in determinati momenti, “vampate” di calore e improvvise punte di freddo (che in gergo tecnico chiameremmo escursioni termiche), condizioni per lo sviluppo dei patogeni e degli infestanti e delle malerbe, etc. A ciò si associa anche l’attività antropica di riduzione della diversificazione ambientale, che anche incide sulla sostenibilità delle produzioni e sulla quantità di input necessari. Inoltre, le attuali condizioni sociopolitiche globali pongono molti limiti alla disponibilità di mezzi tecnici. Le colture sono state messe a punto in determinate condizioni e purtroppo di rado gli agricoltori hanno le informazioni per adattarsi ai cambi climatici e sociali in tempi adeguati a favorire la produzione delle colture, che quindi soffrono di maggiore aleatorietà di produzione.
Cosa è il progetto ProSmallAgriMed?
ProSmallAgriMed (qui i link: https://linktr.ee/prosmallagrimed) è un progetto europeo del PrimaProgram finalizzato a stimolare la produzione di consociazioni tra fico d’india e colture da granella, foraggere e ortive negli ambienti caldo aridi del Mediterraneo, con inoculo di microrganismi benefici e in condizioni di agricoltura conservativa. L’obiettivo del progetto è appunto favorire la sostenibilità ambientale ed economica dei piccoli agricoltori, tenendo in conto di alcuni aspetti cruciali, tra cui la produttività e stabilità produttiva, la multifunzionalità degli impianti (anche per uso foraggero e estrazione di composti bioattivi), oltre che la produzione di frutto e commercializzazione.
Come si fa, realisticamente, a rendere il suolo più produttivo e abbassare gli input di prodotti di sintesi (cosiddetti “chimici”)?
Le strategie sono diverse e dipendono molto dall’ambiente. Nel caso della fertilità del suolo, i suoi maggiori determinanti sono il tenore in sostanza organica stabile, la tessitura (ossia la composizione granulometrica) e, pe quanto sembri banale, la quantità di suolo ossia la sua profondità. La tessitura si modifica con estrema difficoltà, ma la sostanza organica e la quantità di suolo vengono mantenuti principalmente limitando le lavorazioni (ove possibile omettendole) e apportando materiali organici, soprattutto i residui colturali. Il progetto ProSmallAgrimed affronta questi aspetti per i sistemi più complessi per il mantenimento della sostanza organica: i sistemi coltivati degli ambienti caldo-aridi. L’abbassamento degli input dei prodotti di sintesi (volgarmente detti “prodotti chimici”) è uno degli obiettivi europei e richiede altre strategie. In alcuni contesti, i prodotti di sintesi (siano essi fertilizzanti o principi attivi) sono fondamentali per mantenere la resa elevata e quindi ridurre la quantità di suolo utilizzato. La superficie coltivabile è limitata e aumentarla implica ridurre quella naturale, di cui abbiamo bisogno per mantenere la biodiversità e altri servizi ecosistemici. Abbassare gli input di prodotti di sintesi è importante, ma va fatto senza compromettere le rese. Per farlo, servono diverse strategie e in primis la diversificazione colturale. Nel progetto ProSmallAgriMed rispondiamo direttamente con la scelta, non di certo casuale, della consociazione tra una specie aridoresistente (il fico d’india) e le specie da granella, foraggere e ortive invernali che in quegli ambienti sono sia necessarie, sia in grado di utilizzare gli eccessi idrici invernali. Il mediterraneo, infatti, si caratterizza spesso per queste condizioni: troppa acqua in inverno, poca in estate. La consociazione terrà inoltre coperto l’interfilare, riducendo l’erosione del suolo (che allontana il suolo fertile) e apportando le radici, che sono il residuo meglio stabilizzato. I microrganismi simbionti favoriscono la produzione a parità di nutrienti disponibili per la coltura, quindi possono consentire di ridurre gli input. Ovviamente tali soluzioni sono valide per i contesti studiati, ossia il mediterraneo. Non opportunamente avrebbero lo stesso effetto per ambienti diversi, come quelli del nord Europa o quelli monsonici o del tropico umido. In quei contesti, le soluzioni per aumentare la sostenibilità e ridurre gli input (due aspetti non opportunamente relazionati) possono essere diversi.