C’è un bel report dell’Ismea, riguarda la stagione viticola. Ebbene, si prevede un incremento delle vendite. Sembra strano, visto l’annus horribilis, insomma l’anno e mezzo di pandemia. Forse ha funzionato la vecchia massima, in grandi crisi grande potenzialità, fatto è che la pausa forzata ha invogliato le imprese a cercare canali di comunicazione. Metti i social media, le chat, le vendite online, insomma tutto questo ha cambiato il modo di comunicare delle aziende e di avvicinarle ai consumatori.
Tuttavia, accanto alla crescita, come al solito, vengono fuori nuove problematiche: carenza di manodopera sia per le operazioni in vigna sia in cantina. Mancanza di manodopera anche nella parte accoglienza, almeno lì dove si offrono servizi legati all’enoturismo.
Ma intanto riepiloghiamo le cose che funzionano. A pochi giorni dall’inizio della vendemmia, la situazione del vigneto italiano appare buona, sebbene non siano mancati nel corso degli ultimi mesi motivi di apprensione.
Il primo grande problema si è verificato con le gelate della settimana dopo Pasqua (del 7, 8 e 15 aprile), con minime scese anche sotto i -4 °C. L’impatto è stato diversificato tra aree e vigneti, ma a essere più colpiti sono stati quei contesti caratterizzati da uno sviluppo vegetativo più avanzato. In molte aree, infatti, i danni sono stati importanti e non hanno permesso una nuova germogliazione, in altre aree, invece, le perdite sono state parzialmente riassorbite.
Quindi in sostanza bene il Trentino (solo piccoli danni da gelata sulle varietà precoci, come Chardonnay e Marzemino), in Friuli Venezia Giulia, in Lombardia (anche se poi ci sono state le grandinate), in Piemonte, in Toscana, in Umbria (tolte importanti perdite da gelate in alcuni areali, attualmente si segnala un buono stato di salute dei vigneti) e meno bene in Veneto (dove in alcune aree i danni potrebbero essere superiori a quanto si pensava subito dopo la metà di aprile): ora, più che le gelate preoccupano le alte temperature, che come si sa favoriscono alcuni patogeni, come l’oidio.
Scendendo verso Sud, in Abruzzo e Molise si rilevano piogge scarse fino ad aprile e nei mesi primaverili per cui i vigneti giovani sono andati in forte sofferenza (ove non c’era la possibilità di irrigare). Anche giugno e luglio sono stati mesi molto caldi, con temperature elevate come non si registravano da diversi anni e proprio il forte caldo contribuisce alla formazione dell’oidio.
Mentre in Campania e in Sicilia, i vigneti si presentano in buona salute.
Infine la Sardegna. Qui le gelate verificatesi l’8-9 aprile si sono fatte sentire, soprattutto al nord dell’isola. Ad oggi si ipotizza un inizio raccolta in linea con lo scorso anno, con le basi spumante che verranno presumibilmente raccolte entro la prima settimana di agosto, con una previsione molto positiva dal punto di vista qualitativo.
Questo è per i vigneti. Qual è invece la domanda della GDO per i vini? Diciamo che rallenta ma resta superiore a quella pre-pandemia. Gli spumanti, Prosecco in testa, rispetto allo scorso anno in occasione del primo lockdown, quando non c’era molta voglia di festeggiare, segnano buone cifre.
Anche l’export sta andando bene. I dati delle esportazioni italiane di aprile risultano molto incoraggianti: un +13% in volume e +29% in valore rispetto ad aprile 2020, primo mese di lockdown globale dello scorso anno. Questo ha quindi permesso di recuperare parte delle perdite registrate tra gennaio e febbraio.
Non resta che augurarvi buoni e nuovi brindisi, calda e civile convivialità ma sempre moderazione e prudenza, e insomma consumo sostenibile, lo raccomanda anche il report ISMEA che potete trovare qui.