Ernesto Sirolli è il fondatore del Sirolli Institute, un’organizzazione non governativa che dal 1995 si occupa di cooperazione. Nel suo libro Ripples from the Zambezi: Passion, Entrepreneurship, and the Rebirth of Local Economies – e in una ted conference – racconta il suo primo progetto: insegnare agli Zambiani come coltivare cibo.
Siamo arrivati – dice – con dei semi italiani nel sud dello Zambia, in questa valle assolutamente magnifica che scendeva lungo il fiume Zambesi, e abbiamo insegnato alle genti locali come coltivare pomodori italiani, zucchini, e… – e? chiediamo -, e ovviamente i locali non avevano alcune interesse nel farlo, così li pagavamo per venire a lavorare, e qualche volta si presentavano.
Quei giovani italiani erano sbalorditi: in una valle così fertile non c’era nessun tipo di agricoltura. Grazie a Dio che siamo qui – si dicevano l’uno con l’altro-giusto in tempo per salvare lo Zambia dalla fame.
E difatti, tutto in Africa cresceva meravigliosamente. I pomodori erano magnifici. Non riuscivamo a crederci e dicevamo agli zambiani: guardate com’è facile l’agricoltura.
Ma un notte – quando i pomodori divennero belli, maturi e rossi – 200 ippopotami vennero fuori dal fiume e mangiarono tutto. Allora i ragazzi italiani urlarono spaventati: Mio Dio, gli ippopotami! E gli zambiani dissero: per questo non abbiamo agricoltura qui. E perché non ce l’avete detto? – chiesero gli italiani- Perché non ce l’avete mai chiesto, risposero gli zambiani.
All’inizio, commenta Sirolli, ho pensato che fossimo solo noi italiani imbranati in Africa, ma poi ho visto quello che facevano gli americani, quello che facevano gli inglesi, quello che facevano i francesi, e dopo aver visto quello che facevano loro, fui abbastanza fiero del nostro progetto in Zambia. Perché, vedete, almeno noi nutrivamo gli ippopotami.
Dunque il consiglio di Sirolli: cosa fare dunque per aiutare qualcuno? Sta zitto e ascolta.
Se ci pensate è un consiglio che torna utile molte volte, soprattutto in agricoltura, settore in cui tutti danno lezioni e in pochi ascoltano gli imprenditori.