Mondine e musica folk sono due elementi concordanti. Nelle campagne padane tra Vercelli, Novara e Pavia, a partire dalla seconda metà dell’800, la lavorazione del riso assume un carattere nuovo perché cambia l’aspetto organizzativo delle aziende risicole: grandi estensioni, passaggio dalle risaie in vicenda alle coltivazioni stabili, rottura delle relazioni tra comunità e agricoltore, rottura del sistema di solidarietà tra le diverse cascine e tra le famiglie della stessa cascina e, soprattutto, richiesta di manodopera per estirpare in maniera sistematica le malerbe, con un’operazione di mondatura: decine di migliaia di donne provenienti da aree diverse della pianura Padana e dalle colline piemontesi si spostava nel Vercellese, nel Novarese e nella Lomelina.
Ora, questo periodico e cadenzato incontro di donne diverse ha creato un laboratorio straordinario, un’esperienza unica nella cultura popolare italiana. Perché le mondine cantavano.
Per capire come e perché è necessario spiegare il lavoro delle mondine. Una risaia è divisa in piane (gli spazi coltivati), ogni piana è delimitata da argini ed è colma d’acqua. Una squadra era composta da otto o dieci mondine.
Alcune strappavano le erbacce e le passavano di mano in mano alle altre che infine le depositavano in corrispondenza dei solchi colatoi. La squadra, dunque, oltre al lavoro di monda, è la situazione ideale per sviluppare il canto, un canto polivocale e contaminato, popolare e accogliente.
Il lavora di monda, del resto, non è cadenzato da un ritmo metricamente stabile, ma procede in un continuum lento e faticosissimo di azioni concatenate.
Come scriveva Pietro Sassu “in circostanze del genere, la funzione che prevale è la volontà di esaltare nel canto la propria presenza, di alzare il canto quando il corpo è piegato sulle acque dalla fatica. Ora, a queste donne, con la schiena piegata, veniva offerto, per un accidente non previsto, uno spazio nuovo. Lontane dai luoghi d’origine, quelli contadini, dove, è bene ricordarlo, vigevano valori e doveri repressivi, il tempo della monda – anche se si svolgeva secondo una dinamica militare – diventava occasione di solidarietà e uguaglianza. Libertà e uguaglianza tra uomo e donna, legate anche alla nuova moralità laica e socialista (la lega socialista deriva dalla lega delle mondine e nasce in Padania – insomma erano altre, e più belle, e combattive leghe). Alcune canzoni della monda parlano chiaro: siur padrun dali bele braghe bianche fore le palanche….fu portata al successo in anni recenti, nel 1971, da Gigliola Cinguetti, con il suo album che raccoglieva canzoni popolari delle mondine e che vendette un milione di copie. Ancora: se otto ore vi sembran poche provate voi a lavorare e capirete la differenza di lavorare e di comandare, o la più famosa: sebben che siamo donne, paura non abbiamo per amore dei nostri figli, noi in lega ci mettiamo. Insomma in risaia si cantava di tutto. Canti dei coscritti della prima e seconda guerra mondiale, della canzonetta di consumo (vola colomba bianca vola), a quella della tradizione anarchico socialista e comunista (stamattina mi son svegliata, a bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao e in risaia mi tocca andare), fino a quella anticlericale e licenziosa: se non ci conoscete guardateci negli occhi, noi siam da Rovigo ne piase i giovanotti, dai dai dai sempre avanti e indietro mai. Perciò, anche noi, andiamo avanti…