Breve storia di una pianta che è partita come liana ed è diventata così famosa e celebrata che è più famosa dei soliti famosi: lettrici e lettori, ecco a voi la vite.
Della vita nemmeno si può dire che sia stata la prima pianta a fornire zuccheri e alcool, è solo che, davvero, lei è stato il primo amore della specie umana, e non potrebbe essere altrimenti: il vino ha 1000 molecole e i semiotici ci andrebbero a nozze parlando della polisemia del vino, cioè dei suoi vari significati: sacrale, edonistico, culturale, territoriale, per citare i più importanti.
Eppure, all’inizio, non ci avremmo scommesso: la vite selvatica altro non era che una specie di liana rampicante che cresceva su altri alberi, dove poteva andare? Dalle analisi genetiche abbiamo avuto la conferma che la vite invece ha viaggiato eccome: è originaria della Georgia, e poi da lì è arrivata nel più grande laboratorio ingegneristico culturale a cielo aperto, la Mezzaluna Fertile, per una brillante domesticazione. Poi dalla Mezzaluna all’Egitto (sono due passi) e poi ancora in Grecia. Lì il vino (forse all’epoca molto speziato, o chissà com’era veramente), è stato celebrato e cantato. Un po’ alla stregua di acido lisergico dei nostri giorni, comunque utilissimo in caso di simposio filosofico e feste varie.
I mercanti greci hanno poi portato la vite a casa nostra, sulle coste del sud, una specie di brindisi alle nuove colonie. All’epoca la vite era riprodotta per talea, ma nel tempo molti cloni si sono incrociati tra loro, con viti etrusche ad esempio (e con la domesticazione la vite ha perso il suo carattere sessuale ermafrodita), moltiplicando così il patrimonio genetico.
Al resto ci hanno pensato i figli della lupa, Romolo e Remo, nonché progenitori del dio Marte, molto battagliero, cioè i romani, che passo dopo passo hanno portato la vite e il vino fin dove sono arrivati, e sappiamo che in quasi mille anni di storia di strade ne hanno costruite.
Per restare in Europa, dalle analisi genetiche sappiamo che esistono 4 gruppi: un gruppo spagnolo, uno franco germanico, un altro balcanico e uno tutto italiano. La differenza? I primi 3 gruppi presentano al loro interno scarsa variabilità genetica, mentre quello italiano sembra racchiudere il patrimonio genetico di tutti e 3 i gruppi. Abbiamo il gruppo più diversificato, la vita italiana è italianissima, perché ha delle caratteristiche uniche, ma è cosmopolita perché queste caratteristiche nascono dall’ingegno umano e dello scambio di saperi.