Vogliamo approfittare della triste situazione? Dell’inverno alle porte, del caro bollette? Ne vogliono approfittare per chiarire alcune cose? Riprendiamo in mano l’abecedario dell’energia, quell’indispensabile libro (senza Abc non c’è strumento che si possa creare) per studiare gli strumenti efficaci che ci mettono al sicuro dalle eccessive emissioni di C02, dai costi eccessivi di chi lavora la terra e produce il pane.
Allora, invece di perderci in discussioni e sfottò, su questa o quella proposta di risparmio energetico, una volta più seria, una volta meno (tipo quelle proposte della nonna che ci fanno risparmiare lo 0.001%, e anche se tutti facessimo così comunque là stiamo), o di scrollare compulsivamente lo schermo, alla ricerca dell’ultimo meme, noi tutti, compresi opinion maker, showman, politici e affini, proviamo a imparare almeno l’abc energetico, sfruttiamo questa possibilità ora. Perché di energia ne parleremo a lungo, e meno sfondoni pubblichiamo a nostra firma meglio costruiamo il nostro immaginario di riferimento.
Consideriamo poi le contraddizioni di questo nostro mondo e di noi stessi – amabili e poco affidabili umani. Noi che gridiamo a gran voce: viva il piccolo orto e il contadino sotto casa! Ma siamo 8 miliardi e andiamo per i 10, e dunque, logicamente, vista anche l’ascesa delle città, i piccoli orti non bastano per tutti, sarebbe uno spreco: meglio concentrare le produzioni sui pochi ettari disponibili e usare quella che rimane per altri e sostenibili usi.
Visto che il 34 e passa per cento delle emissioni di CO2 sono prodotte dall’agricoltura e che però come ci piace mangiare a noi… ci facciamo seguitissimi programmi televisivi sul cibo e la cucina, scriviamo libri che fanno in classifica, altro che cultura e affermazioni come leggere è importante e cambia la vita.
Ma poi pure se rinunciassimo alla carne (fatta salva la sacrosanta sensibilità verso gli animali) a stento risparmieremo il 3 o 4% (se togli un alimento devi considerare le colture che possono sostituirlo e queste, per l’esistenza di molte variabili, possono essere più impattanti).
Vista poi che la nostra società, le nostre città, la nostra stessa ragione di vita poggia sulla materia, ovvero sull’energia qui immagazzinata. Senza energia non facciamo niente, nemmeno il libero arbitrio è possibile, visto che la volontà sarà pure una dimensione da indagare con gli strumenti dell’ontologia e della teologia, ma poi in concreto si appoggia sull’azione e l’azione sulle calorie.
Le calorie vengono dal cibo. Capite bene l’importanza di produrre cibo, no? E l’importanza su come produrlo. Cioè, come ricavare senza sprechi e con efficienza via via maggiore energia dal cibo.
Una cosa è il cibo prodotto con i muscoli animali e umani, come è accaduto fino a metà dell’1800- un cibo nemmeno così ricco, non era un super food – e una cosa sono gli investimenti indispensabili per un’agricoltura moderna.
Quel tipo di cibo, prodotto con i muscoli animali e umani, ci dava scarsa energia e scarsa forza trasformativa, nonché inventiva limitata. Ora dovremmo invece sfruttare la disponibilità energetica per essere più smart e meno pigri, dormire meno sogni tranquilli poggiati come siamo su alcune parole amebe, metti bio, sostenibilità, green, eco-friendly.
Che ne dite? Per esempio, potrebbe essere un buon proposito elettore quello di parlare di cose tecniche.
Ci vuole coraggio e tempo e pazienza: qualità indispensabili e lussuose, per parlare di cose tecniche, sostenute poi da uno scarso storytelling.
Si è capito vero che il vero nodo da affrontare è infatti la lentezza delle transizioni energetiche. Della due parole, transizione è quella più complicata, questo è chiaro nevvero?