Approfittiamo del caso Blanco che nella prima serata del Festival di Sanremo ha sfasciato mezzo palco, e approfittiamone per parlare di piante. Sono gli unici organismi viventi che mettono in comunicazione terra e cielo: lo fanno davvero, non simbolicamente. Le piante con le radici assorbono dalla terra ogni giorno acqua e sostanze nutritive, e le pompano fino alla chioma. Qui le foglie aprono gli stomi e fanno entrare un gas, l’anidride carbonica. Con l’aiuto della luce si attiva una reazione fantastica, quella fotosintetica, grazie alla quale si produce amido e lignina e due prodotti di scarto, acqua e ossigeno.
Quindi noi siamo fortemente dipendenti dalle piante, direi figli delle piante. Non delle stelle come cantava il grande Alan Sorrenti (semmai siamo nipoti delle stelle). Le piante, appunto, ci regalano 3 elementi essenziali: glucosio (lo zucchero, che viene assorbito dalla cellula e trasformato in composti ricchi di energia, con alcol e anidride carbonica come prodotti di scarto), acqua e ossigeno.
Per non parlare delle fantastiche strutture riproduttive, i fiori. Stanno qui con noi da appena 150 milioni di anni e in questo arco di tempo sono diventati perfette macchine collaborative, vista la joint-venture con gli insetti pronubi che rendono possibile la fecondazione entomofila, e ci fanno mangiare.
Poi va da sé che la bellezza dei fiori è inebriante, mette di buon umore, ispira poeti e artisti e scrittori. Marcel Proust ci ha fatto notare come e perché davanti a una rosa si può restare mezza giornata incantati e scrivere poi pagine indimenticabili. Il fisico Richard Feynman ci ha insegnato che un fiore raffina e aumenta il nostro senso estetico, ci permette di vedere la bellezza anche nelle piccole cose, ad esempio la struttura delle cellule che lo compongono, o la funzione dei pigmenti e altre affascinanti questioni.
Peccato quindi scagliarsi contro le piante. È anche stupido. Come scagliarsi contro l’ossigeno e l’acqua e il glucosio, per non parlare dello stoccaggio di anidride carbonica. Il fatto che questo tipo di sensibilità non è di comune interesse. Eppure, basterebbe pensare alla sensazione gradevole che tutti noi proviamo quando passeggiamo in un parco o ancora meglio in un bosco: luoghi dove si respira bene e ci si sente meglio.
Manca la conoscenza delle piante, la botanica non è oggetto di studio, è la florovivaistica è rubricata sotto la voce hobbistica. E verso le piante, molto spesso, anche per ragioni evolutive, siamo ciechi. Quando finalmente riusciremo anche a capire che non siamo soli su questa terra, ma circondati da un affascinante intreccio di radici, batteri, piante, foglie e fiori, forse poco alla volta cominceremo a curare con più amore il verde pubblico, quello sotto casa e quello lontano da noi.
Allora parliamo di piante, approfittiamo dell’ultimo bel libro di Giuseppe Barbera, dedicato agli agrumi per raccontare quante storie e miti, simboli, studi e cultura si nascondono nelle piante: mangiare non è solo mangiare, è soprattutto viaggiare per il mondo e studiarlo.
Proteggiamo le piante e noi stessi, allora sì che sentiremo i brividi, per dirla alla Blanco.