Sei invitato a cena, bella casa, artisti vari, conversazioni su questioni letterarie e politiche, ovviamente sulla qualità del vino (siamo tutti sommelier, ormai) e c’è sempre una o uno che non mangia. Come mai? Dieta? Recenti intossicazioni? Allergie? No – è la risposta shock – non mangio farine bianche! Ah – commenti, mentre tu invece assaggi con piacere il primo boccone di pasta al sugo- come mai? Dieta, intossicazioni, allergie? No, ho fatto il test del DNA e, a parte il fatto che ho discendenti tra i Neanderthal, si è trovato che non posso mangiare farine bianche perché attiverebbero geni oncogeni.
Ah – chiedi- ma solo farine bianche? E perché? Perché – spiegano un po’ scocciati- sono raffinate, c’è qualcosa nella raffinazione che attiva i geni oncogeni. Qualcosa? Ti prepari a rispondere ma poi noti che mentre tu mangi un bel piatto di farine bianche, lui/lei, sforzandosi, sta mangiando verdure grigliate: difficile dimenticare quell’espressione un po’ così, di quelli che invece della pasta mangiano verdure.
E niente, lasci perdere, chiedi solo: quanto è costato questo test del DNA? E loro sparano con nonchalance una cifra altissima, e tu pensi: ma porca miseria, non era uguale comprare un libro di Panzironi?
Ecco, dire cose del genere, alla Panzironi, alla Berrino, o perché l’ultimo influencer di grido ha appena pubblicato un contenuto su TikTok, non è solo una caratteristica di alcuni salotti, ma un pensiero diffuso e organico. Il fatto è che il dibattito pubblico sull’agricoltura e sui prodotti che si coltivano con molta fatica, è tutto concentrato su cosa fa bene cosa fa male.
A questo aggiungiamo che, mentre appunto ci concentriamo e dibattiamo sui presunti alimenti insalubri, Satnam Singh che lavora nei campi, in nero, muore.
Quando parliamo di agricoltura e alimentazione, siccome siamo ormai benestanti e difficilmente lavoriamo nel settore agricolo, volgiamo il nostro sguardo al settore wellness e spa e genetica, e non ci preoccupiamo della fabbrica e di quelli che ci lavorano (muoiono), per fare arrivare in tavola di tanti un’abbondanza di prodotti che magari rifiutiamo perchéli crediamo insalubri.
Questa è la differenza tra problemi reali e fantasiosi, e si sa, la fantasia attira di più, per questo parliamo solo di fantasie alimentari, con grande danno per la realtà, agricola e non solo.