I gnocchi di nonna Bruna. Proprio i gnocchi, non gli gnocchi. Erano il suo piatto forte. Arrivavamo a casa sua e la cucina era una nuvola di farina. Lei, grembiule a proteggere i vestiti e caschetto biondo trattenuto da un pettinino di tartaruga, già stava maledicendo il fruttivendolo: “No ‘l m’ha dà le patate giuste! No l’è da gnocchi ‘ste qua!” e via una selva di promesse di ingiurie per la sua prossima visita al povero bottegaio. Le mie sorelle ed io davamo una mano a rigare ogni singolo gnocco con i rebbi della forchetta, mentre di nascosto ne rubacchiavamo qualcuno di crudo: mi pare di sentirne ancora il sapore! Poi via a cuocerli, una porzione alla volta per non romperli. Lei li scolava quando venivano a galla e noi portavamo in tavola una porzione alla volta. Guai a non mangiarli caldi! Guai ad aspettare che tutti fossero serviti: la Bruna si sarebbe arrabbiata, il suo delizioso piatto andava gustato caldo. E deliziosi erano davvero, quei gnocchi: morbidi ma saldi, non si disfacevano mai.