Che poi è bello, piacevole, delizioso mangiare un chicco d’uva. Ci siamo dimenticati che questo gesto ora usuale un tempo era un lusso.
La produzione di uva da tavola, la varietà Italia, quella che si coltiva in gran parte in Puglia, si raccoglieva a cominciare dalla prima settimana di settembre. Ora la troviamo da giugno fino a dicembre: è sempre la stessa uva.
Come si fa? Ahia – si dice – viene dal Cile, oppure la pompano con chissà cosa, mica sono grappoli naturali, come una volta. Invece no, la spiegazione è più semplice. Finché sta sulla pianta, il grappolo si conserva molto bene: a patto che non piova. Se piove gli acini si bagnano e se si bagnano i funghi vanno a nozze con l’umidità. Quindi, in pratica si mette l’ombrello sull’impianto di uva. Un film di plastica che copre e protegge. Poi un po’ di concimazione, un po’ di lavorazioni e si arriva fino a Natale.
Se invece vogliamo anticipare? Sempre grazie alla plastica, copriamo il vigneto a partire da marzo, sia sopra sia sui lati, la temperatura si alza, la pianta si sente più a sud, per così dire. La plastica non ci piace vero? Però alla vite sì, è più protetta da sole, ringiovanisce, vive qualche anno in più. Questo metodo è stato messo a punto da ricercatori del Consiglio e Sperimentazione in Agricoltura di Turi – e poi copiato in tutto il mondo.