In una manciata di suolo (circa 200 grammi) possiamo trovare più o meno 0,5 g di organismi viventi, molti dei quali sono microrganismi invisibili ad occhio nudo. Facendo le debite proporzioni, questo significa che in un ettaro si possono trovare 5000 kg di organismi viventi: probabilmente ci sono più microrganismi nel suolo che stelle nell’universo. Ma non è importante il numero in sé per sé ma la sua complessità. Difatti, le comunità microbiche (microbioma del suolo) assumono un ruolo fondamentale in tutti quei servizi ecosistemici assolti nel suolo: il turnover della sostanza organica, regolazione della biodisponibilità degli elementi nutritivi, controllo dei patogeni e difesa, mantenimento della struttura del suolo e regolazione dei processi idrologici, scambi gassosi e il sequestro del carbonio, disinquinamento, e sviluppo delle piante. La sostanza organica è di fondamentale importanza, innesca infatti due grandi fenomeni del suolo: l’umificazione e la mineralizzazione, che si contrappongono e che in alcuni casi possono anche equilibrarsi proprio regolando il flusso netto di anidride carbonica e metano nell’atmosfera.
Per esempio, l’umificazione tende ad accumulare e ad arricchire il suolo di humus che si conserva nel tempo, e la mineralizzazione tende ad utilizzare nell’immediato le potenzialità della sostanza organica presente nel suolo rendendo disponibile alle piante i nutrienti in essa contenuti. In questa contrapposizione di forze, una che accumula e immagazzina e l’altra invece che degrada e utilizza immediatamente la sostanza organica, i microrganismi giocano un ruolo importante concorrendo al sequestro del carbonio. Quindi è verosimile pensare che un corretto uso del microbioma del suolo possa contribuire alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
Il microbioma poi ha un’azione di controllo sia sugli stress abiotici (indotti da carenza o eccesso di un fattore di natura ambientale) sia su quelli biotici (indotti da un altro organismo vivente). Batteri e funghi comunicano, dialogano col sistema suolo-pianta-microbioma attraverso la simbiosi e l’endofitismo. Queste due interazioni ottimizzano la crescita delle piante contrastando anche gli effetti negativi dovuti a fenomeni di siccità.
Il microbioma è utile anche per il controllo dei patogeni, sia attraverso fenomeni di antibiosi, cioè produzione naturale di antibiotici, sia attraverso il parassitismo o iperparassitismo, in cui i microrganismi individuano e catturano le loro prede. Ad esempio, il Trichoderma (un genere di funghi), mette in atto alcune strategie per catturare e alimentarsi di alcuni funghi patogeni come il Fusarium spp e la Rizochtonia spp. che determinano delle patologie fungine che riguardano l’apparato radicale delle piante.
Altri funghi la Beauveria bassiana, possono infettare gli insetti patogeni attraverso l’azione delle spore che vengono attivate e stimolate a produrre enzimi, proprio dalla presenza della chitina componete principale del loro esoscheletro.
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