Siccome l’alimentazione non è una variabile indipendente che cala dall’alto e ci illumina, ma al contrario dipende dalla demografia, dallo sviluppo economico e culturale, vediamo cosa scrivevano riguardo al costume, all’alimentazione e alla pubblicità prima del Boom, sul settimanale Epoca, del 9 agosto, 1953.
Dalla rubrica Galateo quotidiano: Qual e il nome più esatto da dare ai vari pasti della giornata? Prima colazione è quella che si fa al mattino appena alzati. Il pasto del mezzogiorno si chiama colazione, e quello della sera pranzo, La merenda è lo spuntino pomeridiano, mentre la cena è quella che si fa la sera tardi, dopo le 23.
Dalla rubrica Dalla parte di lei, di Alba de Céspedes.
Sono un avvocato sessantenne; mia moglie ha quasi vent’anni meno di me e, forse per questo, le nostre opinioni sono spesso in contrasto. Io sono legato alle vecchie tradi- zioni, per quanto riguarda la vita della donna, e mia moglie ha idee moderne e spregiudicate. Abbiamo una figliuola di diciotto anni, bella, buona e ora, lodevolmente, i suoi studi. Mia moglie vorrebbe che ella frequentasse l’università, a Napoli, abitando presso un istituto religioso, in modo da rendersi un giorno indipendente col proprio lavoro, mentre io desidererei che ella imparasse a cucinare, per essere un giorno una brava padrona di casa. Benché non siamo ricchi, io posso mantenerla decorosamente fino a quando troverà un bravo giovane e si sposerà.
(Felice S., Caserta)
Sembra quasi impossibile che, ancora oggi, vi siano uomini i quali giudicano spregiudicata una saggia madre la quale, invece di lasciare che la sua figliuola trascorra i giorni oziosamente in attesa di un eventuale matrimonio, desidera che ella consegua una laurea e sia in grado di provvedere a se stessa, qualora le capitasse di non trovare marito. Nel leggere questa lettera ho provato, oltre a un sentimento di compassione per la vita difficile che alcune nostre donne conducono al fianco di uomini tanto incomprensivi, anche una profonda irritazione per la diffusa ignoranza dei problemi che riguardano la donna. Se l’avvocato Felice S. si tenesse al corrente delle più recenti statistiche, saprebbe che in quasi tutti i paesi e anche nel nostro il numero delle donne è superiore a quello degli uomini e che perciò, fatalmente, un certo numero di esse sono destinate a rimanere nubili. Nel passato queste donne nubili, snervate, irritate vivevano nella spasmodica attesa di un uomo che le sottraesse al triste destino allora riserbato alle zitelle -quello, cioè, di pesare con la propria vita su quella di fratelli, cognati o parenti, di essere rimbalzate, respinte da una casa all’altra, ridotte alla cucina, al guardaroba, alla non desiderata custodia di bambini non propri, ai più umili lavori.
(…)Ed è naturale che i genitori desiderino per le loro figlie e ogni ragazza per se stessa ma, tutti i genitori e tutte le ragazze, nel prendere qualsiasi decisione per l’avvenire, dovrebbero tener presente che per mentre l’uomo (se vuole, se la sua condizione economica o la sua salute glielo permettono) può sposarsi, la donna non ha, per evidenza statistica le stessa possibilità, Ecco, quindi, la donna rimasta to nubile e non ricca, viene a trovarsi di fronte alla necessità di lavorare sfruttando le proprie cognizioni, l’educazione ricevuta. La ragazza che avrà appreso solo a cucinare come il corrispondente casertano suggerisce alla sua figliuola potrà al massimo esercitare il mestiere di cuoca; mestiere lodevolissimo, non facile, e che io, personal mente, essendo una buongustaia, apprezzo molto. Ma che, forse, l’avvocato Felice S. troverebbe meno adatto alla sua figliuola di quello al quale la sua spregiudicata moglie vorrebbe avviarla attraverso gli studi e l’università.
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