Che poi i pomi d’amore sono i pomi d’oro. Ovvero, grazie ai poteri magici e afrodisiaci che gli venivano attribuiti, il pomodoro ricevette in numerose lingue europee il nome di pomo d’amore e dunque: per gli inglesi fu love apple, per i francesi pomme d’amour, per i tedeschi Libesapfel, per i siciliani puma d’amuri. E pure gli austriaci non erano da meno, lo chiamarono paradiser.
Il pomodoro: amore e coltivazione. Tanto è vero che la sua pianta (assieme alla patata) è tra le più coltivate al mondo. La Spagna e l’Italia (i Paesi che per primi lo importarono dai luoghi d’origine) hanno da tempo perduto il primato della sua produzione, superate da Cina, Stati Uniti, Turchi e comunque, il pomodoro viene da lontano e ha faticato per essere un pomo d’amore.
Diciamo che se voi foste capitati in epoca precolombiana con molta probabilità avreste notato in mezzo ai campi di teosinte (l’antenato del mais) delle bacche piccole, più gialle che rosse. Che dire: veniva voglia di prenderle, mangiarle e coltivarle. E difatti, gli indios l’hanno fatto, usando anche una tecnica niente male per l’epoca, e cioè isole circondate da canali principali che portano acqua. Gli indios ne hanno mangiati di pomodori, specialmente come condimento, accanto alle tortillias.
Tanto è vero che i soldati di Cortez se la sono portati in Spagna questa bacca, più precisamente a Siviglia. E da qui, il pomodoro cominciò a viaggiare in tutta Europa, tornò anche in America a ritroso, mentre in Italia, per vicinanze geografiche e politiche approdò al Vicereame di Napoli. Diciamo che qui il clima era buono e si adattò bene, ma divenne una curiosità botanica e infatti venne coltivato negli orti botanici di tutta Italia: insomma si studiava il pomodoro, lo si disegnava, lo si conservava negli erbari, ma nessuno lo mangiava.
Perché ?
Un po’ è colpa dei suoi parenti. Voglio dire, il pomodoro compare spesso nei verbali dei processi per stregoneria. Ci credo, è parente stretto dello stramonio, della belladonna, del giusquiamo e della pianta magica per eccellenza, la mandragora, alla quale si attribuivano proprietà afrodisiache.
Un po’ per la fame cronica, male endemico e solo da poco sconfitto: il pomodoro non è un alimento che possa da solo saziare la fame, non può avvicinarsi al pane, al mais e della patata.
Così il pomodoro se ne stava buono buono tra gli orti botanici, finché entrò in campo, ma partendo dal basso, e cioè dalla cucina povera meridionale. Qui cominciò a farsi strada, anzi, aprì sentieri nuovi tanto che, quando per la prima volta comparve in una ricetta, era un pianta piana di talento, pronta per entrare trionfalmente nella cucina, quella alta, ovvio.
Dal meridione il pomodoro comincia a viaggiare, conquista l’Europa, diventa una pianta chic. Tanto che si cerca di conservarla. Difatti si inventano le conserve. E quando il pomodoro diventa, grazie alle conserve, meno deperibile allora incontra la pasta. Incredibile, questo matrimonio è stato celebrato quasi tre secoli dopo lo sbarco del pomodoro in Europa. E molti secoli dopo l’introduzione della pasta la cui storia, tra l’altro, è ancora avvolta nel mistero. Il matrimonio si celebra a Napoli, vengono fuori tanti di quei figli….
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