Siamo tutti d’accordo, no? Le vecchie pratiche agricole (piano piano) stanno per essere superate, in alcuni casi ribaltate. Ovvio, l’innovazione va avanti. Oggi nessuno (o pochi e non nel mondo occidentale) concima un terreno alla vecchia maniera o usa la stessa quantità di agrofarmaci di un tempo. Quindi, siamo tutti d’accordo sugli obiettivi: sostenibilità, cioè cambio di passo!
Segnale importante, no? Ora, stabilito il traguardo, e dopo l’applauso di rito, non resta che metterci d’accordo anche sugli strumenti utili a raggiungere l’obiettivo comune.
Qui cominciano i problemi, ovvero le divisioni. Ognuno crede di avere in tasca la soluzione e professa fede solo nella sua agricoltura. Eppure, potremmo superare le divisioni in modo semplice, cioè scientifico, misurare l’efficacia degli strumenti. Allo scopo, sarebbe bello e utile condividere lo stesso metro e metodo. Purtroppo non vogliamo misurare o fatichiamo ad accettare le evidenze.
Misurare non è facile, però dà tante soddisfazioni, soprattutto è una lezione di umiltà, possiamo imparare molto.
In quinta elementare il maestro ci consegnò metro e livella e ci chiese di misurare l’aula. Strano a dirsi, il metro era lo stesso, ma vennero fuori discrepanze, dovute a nostri errori, di impazienza e sciatteria.
A parte che non ho mai dimenticato alcune emozioni, la meraviglia di guardare la mia aula con occhi diversi (basta un metro per cambiare punto di vista), le discussioni creative (dove conviene cominciare) e la paura di sbagliare anche di qualche millimetro, ma a parte questo, sarò sempre grato al maestro perché mi ha introdotto, con un gioco, al metodo scientifico. Una salutare iniezione di umiltà.
Voglio dire c’è chi pensa che il bicchiere sia mezzo pieno perché quel giorno è contento, chi al contrario è malinconico e lo vede vuoto. Uno scienziato (in genere) prima misura (e ci vuole tempo) poi trae delle conclusioni e spesso, quando le sue ipotesi non trovano conferma nei dati, lavora il doppio (e da qui l’umiltà).
Gli esseri umani danno molta importanza (per motivi evolutivi) alle proprie opinioni. Invece è bello e utile e richiede coraggio misurare, perché, appunto, ci vuole coraggio ad accettare i dati che smentiscono le proprie opinioni o le ipotesi di lavoro. Ci vuole coraggio a seguire un’altra strada non perché il vento tira da un’altra parte, ma perché una rigorosa analisi indica che è un’altra la strada da percorrere.
Quello che sappiamo oggi lo sappiamo perché abbiamo misurato e soprattutto abbiamo migliorato le misurazioni, dunque possiamo dire con certezza dove alcune pratiche agricole funzionano e dove no, e quali sono le pratiche esoteriche e quali quelle reali.
Per tornare all’inizio, visto che abbiamo obiettivi comuni, è giusto che tutti noi proviamo a testare, a colpi di rigorose analisi ed evidenze, le nostre ipotesi. E’ giusto, necessario, imparare ad usare il metro ed è segno di coraggio e intelligenza rinunciare alle proprie opinioni se in fatti le contraddicono.
Dunque, obiettivo comune e per raggiungerlo caccia agli strumenti, ma testiamoli. Non sono in ballo le nostre opinioni ma qualcosa di più grande: il coraggio di dire ho sbagliato a misurare.