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Home Editoriali

La pasta è tanto buona e l’abbiamo inventata tutti insieme

da Antonio Pascale
15/12/2021
in Editoriali
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Chi l’ha inventata la pasta, e gli spaghetti? E vattelapesca ora. Il nostro massimo studioso di alimentazione, Massimo Montanari, ci ha dedicato un libro, molto bello, tanto interessante: “Il mito delle origini. Breve storia degli spaghetti al pomodoro (Laterza,)”. 

Perché Montanari sceglie proprio gli spaghetti al pomodoro? Va bene, la cucina italiana ha una ricchezza straordinaria, ma gli spaghetti al pomodoro sono il piatto simbolo dell’italianità. Non ci credete? Chiudete gli occhi e pensate all’Italia. Cosa vi viene in mente? Gli spaghetti al pomodoro, con molta probabilità.

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Ma possiamo dire che questo piatto è italianissimo, inventato dagli italiani, patrimonio solo degli italiani? Possiamo, dunque, definire sia le origini (il cominciamento di qualcosa) sia l’identità nazionale (il traguardo stabile) attraverso questo piatto? 

E no, non possiamo. Con il suo saggio, Montanari racconta di questo percorso complesso e lunghissimo che ha portato una moltitudine di persone, attraverso incontri e contaminazioni, a realizzare gli spaghetti al pomodoro, che va bene rappresentano l’italianità ma illustrano anche la globalità degli scambi culturali e segnano percorsi variopinti quanto strambi: l’identità altro non è che scambio interrotto, multietnico, conviviale e interclassista. 

Il cibo è come la musica, attraversa i continenti e dona piacere e col piacere, si sa, ci si rilassa e ci si conosce meglio.

La pasta, per tornare a noi, nacque come una variazione del pane, sottile, non lievitata (o talvolta sì) e magari essiccata per consentirne la conservazione. Montanari suggerisce che da questo impasto sottile steso col matterello o lavorato a mano si sono ricavate forme allungate o di altro tipo (i persiani in epoca sasanide lo chiamavano lakhsha”. Un secondo termine – rishta – indicò un tipo di pasta tagliata a strisce o a fili, come le tagliatelle o gli spaghetti. 

Il termine sembra antichissimo e lo è: la lingua iranica – spiega Montanari- forse lo derivò da risnatu di cui è rimasta traccia in una tavoletta cuneiforme di quasi 4000 anni fa, che conserva ricette di tradizione accadica e sumerica – le più antiche civiltà agricole del mondo.

Insomma, chi l’ha inventa? Vattelapesca. Ma che importa, la pasta ne ha fatta di strada, ha incontrato come un novello Ulisse gente diverse e ha assorbito il meglio e qui oggi, raccontiamo un pezzo di questo percorso.

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