Sono passati diversi lustri dal mio viaggio “fai da me” in India. Ma conservo ancora ricordi così precisi e netti da pensare di esserci appena stata. La permanenza è stata di circa un mese e il mio muovermi coi mezzi locali ha reso il viaggio decisamente affascinante. Spesso decido una meta in base a delle suggestioni letterarie e come potevo esimermi dal ricercare Shere Khan e Mowgli nella giungla? Così influenzata da Kipling ho raggiunto il Periyar Tiger Reserve nello stato del Kerala. Dopo una intensa giornata di trekking schivando tappeti di sanguisughe e ammirando l’immensità di questo parco sono rientrata verso il mio capanno (sì, ho dormito nella giungla in una capanna con tetto di paglia con scimmie organizzatrici di rave party sopra la mia testa) e lì ho commesso un errore di disattenzione dovuto alla stanchezza. Avete presente le raccomandazioni? Attraversa sulle strisce, non accettare caramelle ecc.ecc. Ecco, diciamo che lì i consigli sono un po’ diversi. Un esempio: “Se incontri un cobra non urlare e non fare un balzo all’indietro”. Certo. Infatti a poche centinaia di metri dal mio giaciglio ho appoggiato la mano su uno steccato di legno disturbando proprio lui: il cobra. Dimenticandomi completamente la raccomandazione, come una adolescente punk, ho urlato e saltato all’indietro ma la cosa assai buffa è che lui ha fatto lo stesso. Si è alzato con la parte superiore del corpo, ha sibilato, ha sollevato il cappuccio ed è scappato. Insomma come il gioco dello specchio. Sono certa che anche a lui è stato consegnato il manuale di difesa dall’uomo ma l’istinto e la paura ci hanno sopraffatti. Peccato, aveva l’aria simpatica e col tempo avrebbe potuto diventare il mio Kaa e io la sua Mowgli.