L’odore che viene dal mare. Con un gesto ritorna tutto. Con il coltello lo apro in due, sopra la roccia ancora asciutta, dove poco più in basso arriva la spuma salata. Spremo qualche goccia di limone sulla polpa arancione. Quel riccio l’ho pescato io oggi, come facevo da adolescente nel blu verticale, e come ho tentato di fare ancora prima, da bambino, quella volta che con un pezzo di legno trovato sull’arenile ho cercato di aiutarmi ma ugualmente le spine mi si sarebbero conficcate nella pelle per i movimenti maldestri. Di quei frutti di mare, il sapore è sempre lo stesso. Con un gesto ritorna tutto, ogni volta tra quegli scogli assaporo – in compagnia di Nettuno, dio delle acque e delle correnti – il gusto forte e amaro della mia adolescenza inquieta.
Sono io quel ragazzino solitario, vicino al conzo dei pescatori che guarda gli ami infilati nel sughero e le reti ingiallite ad asciugare. I gatti se ne stanno sopra il muretto di pietra, vicino alla pompa dell’acqua. Le case spoglie sotto il sole. Il sapore torna sulla lingua e ritorna ogni volta la sensazione di libertà del corpo a contatto con l’acqua. Sfiorare le alghe con le mani… quel fondale marino che mi fa sorridere sempre con gli stessi occhi.