Sto tornando a casa. Il paesaggio scorre veloce dai finestrini del treno. La mia vita è altrove ormai e ne sono contenta. Ho avuto un’infanzia felice! Poi un giorno lui è tornato a casa e non è riuscito nemmeno a varcarne la soglia. Boom! la serenità sfumata per sempre. Avevo solo 13 anni e il mondo si è fermato lì. La cosa che più mi mancava erano i profumi che provenivano dalla cucina. Lei che preparava merende e cene per noi bambine. Il nostro pasto preferito erano le sue famosissime cotolette con le patatine fritte. Tanto famose perché preparava il pangrattato in casa e le cotolette scrocchiavano sotto i nostri piccoli denti avidi. Preparava sempre la torta paneangeli (così la chiamava) il cui profumo riempiva tutta la casa. La ricordo ancora alta, soffice, piena di zucchero a velo: non ho mai più affondato naso e bocca in qualcosa di così delizioso. Quando ha smesso di fare la torta e le cotolette, ho pensato che non ci fosse più speranza per noi. Mi mancava entrare in casa e sentire il profumo di quella torta che mi accoglieva e mi raccontava di una famiglia serena. Ora invece solo fornelli spenti e un silenzio che mi spaccava il cuore. Finito il liceo, decisi di allontanarmi da quella che non era più la mia casa. Glielo dissi un giorno rientrando da scuola. Era in cucina ancora in vestaglia. Alzò la testa e mi guardò per la prima volta dopo tanti anni. Mi abbracciò e disse le prime parole che nei miei ricordi le avevo sentito pronunciare da quel giorno maledetto: “Ti prego non andare via anche tu”. Forse è stato un errore, ma rimasi perché lei, almeno lei, era tornata e solo con lei, nel suo abbraccio, potevo sperare di far pace con il pezzo più doloroso della mia vita. Oggi sto tornando per darle l’ultimo saluto. Avrei voluto avere il tempo di raccontarle che oggi il profumo della sua torta accoglie i miei figli di ritorno da scuola e che le cotolette scrocchiarelle sono il loro pasto preferito.